Una ventina d’anni fa scrissi il mio primo libro di
filosofia vissuta. Debbo forse spiegare cpn quale significato uso la parola
“vissuta”: intendo dire che io non sono un filosofo cattedratico, ma la mia
filosofia è determinata dalla mia vita e a sua volta la determina. Lungi da me
fare paragoni, ma Benedetto Croce fu un esempio prioritario d’una filosofia
vissuta, che s’incrocia con quella di Hegel ma anche con la storia, con la
politica e con la moralità pubblica. Spesso questi vari elementi che
componevano il suo pensiero producevano mutamenti importanti. Fu senatore del
Regno e di fatto fu Capo del liberale italiano. Spero d’aver fatto capire a chi
mi legge che cosa intendo con l’espressione di filosofia vissuta. Il libro del
quale sto parlando ha come titolo “Incontro con Io” e questo è il mio tema. Ho
scritto molti altri libri dopo di quello, direi una decina e forse più, tra i
quali anche due romanzi intrisi anch’essi di pensiero oltre che di vicende e
personaggi romanzeschi. Il tema centrale è però sempre quello dell’io. Ne ho
parlato spesso anche con papa Francesco a proposito del Dio unico da lui
predicato come un’ovvia verità per tutti colore che hanno una fede religiosa.
L’affermazione di Francesco è addirittura ovvia e lui stesso la considera tale.
Per chi crede nell’aldilà c’è una sola divinità. È quella che ha creato l’Io?
Faccio presente in questo mio scritto di oggi che il dibattito su questa
materia con papa Francesco l’ho riferito più volte. Ma l’Io chi l’ha creato?
Che cos’è e chi ce l’ha dentro di sé? Tutte le specie viventi o la nostra
soltanto? Definiamo che cosa s’intende con la parola Io: Non cero la
sensibilità di appagare un bisogno. Un vegetale – albero o fiore o ortaggio che
sia – ha bisogno d’acqua, d’ombra fresca e di sole e lo soddisfa come può; la
fronda degli alberi s’inchina crescendo per intercettare il sole; le radici cercano
l’acqua nell’umida terra. Gli insetti e gli animali sentono anche loro i bisogni che li
mantengono in vita e cercano di soddisfarli. E sentono se stessi: ciascuno
cerca cibo, cerca femmine, predano e sono prede. A volte fanno branco guidati
da un capo. Gli animali cosiddetti nobili, dotati di maggiore sensibilità,
sfiorano l’Io e trattengono in qualche modo una sorta di memoria la quale
tuttavia non ricorda il passato e tantomeno immagina il futuro. Il cane, il
cavallo, il gatto, il cervo e molti altri hanno memoria del presente ma non del
passato e tantomeno immaginano un futuro. Noi in qualche modo apparteniamo al
genere animalesco, ma ne siamo usciti e formiamo una specie a parte pensiamo,
abbiamo memoria del passato, abbiamo consapevolezza del presente e immaginiamo
il futuro. Ma la più speciale delle nostre facoltà è che noi siamo in grado di
osservare noi stessi mentre viviamo e operiamo. Il nostro Io convive con un
Altro se stesso che si auto osserva e spesso i due sono contrapposti: l’Io che
osserva se stesso può non piacersi e può influire e modificare i comportamenti
dell’Io operante. L’Io dunque è duplice. Ma spesso viene messo a tacere dal se
stesso operativo. Questo è il vero affascinante tema: due Io distinti tra loro
e spesso contrapposti. E’ affascinante studiare quelle contrapposizioni.
L’amore è un sentimento che emerge da quella che spesso ho chiamato caverna
degli istinti. L’amore, secondo papa Francesco è Dio. Ma che cos’è nella sua
essenza l’amore? Desiderio degli altri. Dicono che questa è la definizione
omnicomprensiva. Il desiderio degli altri può essere limitato a una sola altra
persona o estesa a molte e quel desiderio degli altri è anch’esso molteplice:
desiderio sessuale, desiderio di aiutare e di essere aiutato. Spesso quel desiderio
è bene accolto e ricambiato dagli altle costruire l’ri ma altrettanto spesso è
respinto e combattuto da desideri analoghi ma riferiti al proprio se stesso. E
qui sconfiniamo in un altro sentimento che non è più l’amore per gli altri ma
per se stessi. È sbagliato chiamarlo amore? Forse sì perché è diventato potere.
Vedete? L’amore contiene ma prevale sul potere; ma a sua volta il potere
contiene ma prevale sull’amore. Al centro c’è sempre l’Io dalle molte forme. Ho
letto che Vargas LIosa, ha detto che è più facile costruire l’Inferno che il
Paradiso. Non sono d’accordo: l’Io contiene l’uno e l’altro, cioè contiene la
vita che è Inferno e Paradiso mescolati entrambi insieme. La morte placa e
spegne il fuoco.
Eugenio Scalfari – Il Vetro Soffiato – L’Espresso – 25 giugno
2017 -
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