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venerdì 16 giugno 2017

Lo Sapevate Che: Italiani: Istruzioni per l'uso...



“Tabù (Considerati Sgarbati). Le conversazioni su dettagli familiari intimi, il salario, le opinioni religiose, la Chiesa cattolica. Domande o battute sulla mafia o altre organizzazioni criminali; scherzi sulla corruzione, l’inefficienza. Dai miei viaggi in terre lontane riporto sempre qualche piccola sorpresa, qualche scoperta culturale. A volte scribacchio appunti sul taccuino Moleshine, altre volte mando email a me stesso come promemoria, o segno parole in codice sull’agendina iPhone. Gli appunti risalgono alla superficie disfacendo una valigia stipata alla rinfusa dopo settimane di scali e decine di alberghi diversi. Così, molto tempo dopo il mio viaggio al seguito di Trump (Riad-Gerusalemme-Vaticano-Bruxelles-Taormina) mi sono imbattuto in questo manuale per l’uso degli italiani. Lo aveva distribuito alla delegazione americana l’ambasciata Usa di Via Venero. 24 pagine di consigli pratici. Volevate sapere come ci vedono gli americani? Ecco qua. Il risultato è bonario, ingenuo, spesso obsoleto e perciò esilarante. Scritto dipendente italiano dell’con lw migliori intenzioni possibili, forse persino da qualche dipendente italiano dell’ambasciata Usa. Sembra la descrizione fatta da un antropologo che visita l’Italia come certi esploratori di fine ‘800 si addentravano fra le tribù della foresta amazzonica. “Strette di mano frequenti, calorose e vigorose possono essere usuali negli incontri sociali o d’affari. Gli italiani non esitano a salutare i conoscenti con un abbraccio e un bacio su tutt’e due le guance” (Traduco: non denunciate per molestie sessuali il primo che ci afferra per le spalle e procede a stamparvi i due bacioni). “Non siate sorpresi se i vostri colleghi italiani vi stanno molto più vicino di quanto si usi da noi, cercate di non provare disagio” (è vero, in America vige una sorta di distanza di rispetto; anche nelle file lunghe e noiose per imbarcarsi su un volo o per entrare in un museo, raramente il vicino ti sfiora. Cerca di tenere i 20 cm di separazione. Eccezione: il metrò di New York). “Se state correndo a un appuntamento, potreste incrociare italiani impegnati per lavoro che passeggiano tranquillamente e si godono il tragitto verso l’ufficio. Gli italiani vedono il lavoro come una fonte di reddito per sopravvivere, a differenza di altri che vi sacrificano la vita. Non c’è senso di urgenza nella o cultura italiana”. Qui scivoliamo verso lo stereotipo, la caricatura. Noi ci godiamo la vita mentre gli americani se la rovinano in none della produttività? Dipende, conosco italiani divorati dall’ambizione; o costretti a lavorare a ritmi massacranti per non essere licenziati (vedi il precariato giovanile); e conosco americani adepti del buddismo zen che si godono le stock option in un vigneto agrobiologico della Napa Vally californiana. In fondo, questi luoghi comuni che l’ambasciata americana consegna alle delegazioni diplomatiche sono innocui. Mi ricordano l’esperienza di una recente retrospettiva su Marcello Mastroianni, organizzata da Sally Fischer alla Lincoln Film Society di New York. Tra i film, I soliti Ignoti, di Monicelli. Era commovente vedere la sala piena di newyorchesi di ogni età ed etnia, incluso un gruppo di giovanissime afroamericane, che si sbellicavano di risate di fronte a quella comicità agrodolce. Una storia di ladruncoli inetti, ma anche il ritratto di una povertà antica, archetipi universali di simpaticissimo poveracci: macchiette che rubano una sveglia, un posacenere, una carrozzina per neonati, un po' di pasta e ceci. Con tanta autoironia, come nella scena finale in cui Gassman per sbaglio “finisce in una fila di disoccupati avviati a lavorare peggio della galera. Concludo con le istruzioni sulla pronuncia, a cura dell’ambasciata americana: ahr-ree-veh-dehr-chee!
Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica – 10 giugno 2017 

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