Richard Dabate Si Era
Dimenticato il
computer portatile a casa. Erano le 8 e 45 minuti del 23 dicembre 2015,
raccontò, l’Antivigilia di Natale, quando rientrò, e mentre lo cercava, sentì
strani rumori provenire dalla cantina. Scese le scale e nella penombra vide un
uomo, con una tuta mimetica e il volto coperto dal passamontagna, tenere la moglie
Connie schiacciata a terra. Cercò di immobilizzarlo, ma l’uomo era molto più
robusto di lui. Spintonò via Richard, e prima di fuggire sparò alla donna
uccidendola. La piccola comunità di Rockville nel Connecticut, dormitorio
residenziale per pendolari nell’area di New York, visse settimane di terrore.
Nel loro lindo, educato, pacifico villaggio, dove il furto di una bicicletta fa
scandalo, circolava un assassinio a piede libero. Pattuglie di residenti furono
organizzate per sorvegliare le strade, vigilare alle fermate degli scuolabus,
accompagnare i bambini a scuola. Gli investigatori erano scettici. Non c’era
segni di forzatura alla porta, ma molti a Rockville non chiudono le porte a
chiave. L’arma del delitto non si trovava e non c’erano ragioni per sospettare
il marito. Lui e Connie erano sposati da nove anni, con due figlie di otto e
sei anni, e la confusione nel sottoscala, le abrasioni e i lividi nel corpo del
marito sembravano confermare la colluttazione. Le indagini, come la paura in
paese, si stavano raffreddando e la pratica si sarebbe chiusa con la
riscossione dei 400mila dollari di polizza vita che Connie aveva acceso. A
scaldare il caso fu una fotografia del luogo del delitto e del corpo della
vittima. Un investigatore, riguardandola prima di archiviare la pratica, notò
qualcosa che la donna portava al polso. Era un braccialettino di plastica nera,
un Firbit, un microchip che i cultori di esercizio fisico portano per misurare
con precisione i passi fatti, gli sforzi, le pulsazioni, le distanze coperte
correndo o camminando, minuto per minuto, ora per ora. Fu recuperato dalla
scuola degli oggetti sequestrati. Ricaricato. Riavviato. Letto. E la storia che
quel microschermo raccontò distrusse la ricostruzione del delitto. Connie,
dimostrò il Firbit, non era affatto rientrata a casa dopo aver portato le
figlie a scuola. Alle 8 e 30 aveva camminato per esattamente 1,653 piedi, 500
metri, dalla scuola alla palestra dove spesso andava a fare esercizio. Il
microchip aveva registrato gli spostamenti, le distanze e l’ora. Connie non
avrebbe potuto essere nella cantina alle 8,45, quando il marito disse di averla
trovata in preda al bruto con il passamontagna. Da solo, quel braccialettino da
100 dollari non sarebbe bastato a risolvere il caso della donna uccisa in
cantina, ma fu sufficiente per convincere il giudice ad autorizzare gli
investigatori a penetrare nel computer del marito, nello smartphone di Connie e
nei suoi account sui social network tutti i dati coincisero con quello che il
microcomputer della salute ricordava: la vittima non era in casa, quel mattino
alle 8,45. Era rientrata molto più tardi, aveva inviato posta elettronica e
foto alle amiche, prima che il marito tornasse per ucciderla. Le nuove
“impronte digitali”, ma questa volta nel senso delle “digit’, le cifre che
formano la memoria dei computer e non della dita, avevano fatto il lavoro che
laboratori con le loro ricerche di Dna o la lente di ingrandimento di Sherlock
Holmes non avrebbero potuto fare. E avevano ricordato che nel nuovo mondo di
Gps, localizzazione automatica, computer e telefonini da polso, qualcuno,
qualcosa, sa sempre e ricorda dove siamo e dove andiamo. Il braccialettino
raccomandato come strumento per aiutare a salvare la vita con l’esercizio
fisico non era riuscito a salvarla a Connie Dabate. Ma è riuscito a far
catturare chi gliel’aveva tolta.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna
di La Repubblica – 3 giugno 2017-
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