Come in un nuovo
cantico delle
creature, un inno alla vita che deve andare avanti, le ragazzine morte a
Manchester sono diventate il simbolo di un terrore che ci tocca sempre più nel
profondo. E ci è sembrato che, almeno per un istante (la nostra indignazione
dura sempre meno) eravamo tutti di nuovi uniti colpevoli di chi siamo e di cosa
vogliamo da questi tempi di guerra globale. Le ragioni sono due. La prima è
emotiva: la morte ci fa male, figuriamoci quella di un bambino. La seconda è
razionale: l’Inghilterra colpita dall’Isis ci ha fatto capire che la Brexit.
mettila come vuoi – è cosa piccolissima, insignificante di fronte alla vera
guerra di civiltà che l’Europa sta combattendo. Ci sentiamo idioti a litigare
per i numeri e per le virgole nei bilanci Ue, quando siamo messi di fronte al
“noi contro loro”, la cultura dell’Occidente, la democrazia, il rispetto della
vita e degli individui, contro un’organizzazione criminale che agisce per
chiuderci in un nuovo medioevo. E’ così evidente dentro di noi, che addirittura
gli inglesi con le loro idiosincrasie e i loro tic, ci sono sembrati “i
nostri”, Ma attenti al lupo. Perché è solo un effetto ottico. Durerà poco. E
poi tutto tornerà come prima. Già all’indomani di Manchester i sondaggi di
Theresa May dicevano che oltre la Manica l’Isis ha fatto da comburente alla
rabbia già esplosa il giorno del famoso referendum sul no dell’Unione Europea.
Sarà anche vero che l’Isola combatte il terrore con le nostre stesse parole
d’ordine, ma è pur vero che si allontana, che tratta il conto con Bruxelles,
che si tiene la sua guida a sinistra e la sua sterlina slegata dall’euro. È una
rabbia che si fa “politica”, ma è pur sempre una rabbia. Così come in Italia,
dove a citare (secondo il Vaticano a sproposito) San Francesco è stato Beppe
Grillo alla marcia di Assisi, Qui il Movimento 5 Stelle dice di presentarsi
come una compagnia di fratelli pronti a re i nuovi poveri, privandosi dei
propri averi in forma di vitalizio, per creare una socialità di cittadini tutti
uguali, come il Santo fece con i sacchi di juta dopo aver rinunciato alle
ricchezze. Ma il cantico di Frate Grillo ispirato dal patrono d’Italia, e allo
stesso modo le creature della Brexit, a parole è una cosa nei fatti un’altra.
Come L’Espresso racconta (..). Due narrazioni solo all’apparenza distanti: un
viaggio dentro la mutazione della Gran Bretagna divisa dalla politica e ferita
dal terrore, alla vigila del voto di giugno che dovrà sancire il primato
inglese sul Continente. Il voto più difficile anche per la regina. E un altro
viaggio stavolta dentro la mutazione del Movimento 5 Stelle. Il tentativo di
tramutarsi da forza di lotta a forza di governo di un’Italia che si ribella e
si fa largo a spallate. A parole nel nome di un neo francescanesimo, ma nei
fatti costruito pezzo a pezzo attraverso relazioni, rapporti con la finanza,
lobby a fare da sponda al loro progetto politico. Se il buon vecchio Silvio B,
(quello che alcuni gionali vorrebbero, povero lui, antipopulista e magari
incensurato, interista e pudico) s’era inventato il partito azienda, Davide
Casaleggio guida oggi la prima azienda-partito. Eredità del genio paterno, quel
Gianroberto precursore della Rete e della sua forza elettorale, ma anche
profeta della sua crisi, proprio quella di cui parlano i big di Twitter alle
prese con hater, fake news e Trump. E così i fraticelli a cinque stelle provano
a laudare Fratello Sole e al tempo stesso tempo Sorella Enel, cioè l strategia
di governo, l’uscita dal guscio, la costruzione di un sistema solido di
relazioni in tutto simili a quelle dei partiti. Con l’obiettivo di accreditare
il loro progetto nei mondi economici e finanziari. È la fase 2. La più
delicata. La più pericolosa. Fa del saio grillino la divisa dei “nuovi”
governanti, capaci di mettere insieme empatia e sogni per trascinare alle urne
i cittadini, ma poi di non trovarsi come a Roma, impreparati. E scegliere nei
ruoli chiave ingranaggi del sistema Italia. Fare cioè, come già la Brexit, da
catalizzatori di un impeto e una rabbia elettorale che pochi partiti e leader
ormai sanno davvero tramutare. (Theresa May ci sta provando) in voto. Con la
nemesi di farlo nel nome di San Francesco. Che resta pur sempre il patrono
dell’Europa.
Tommaso Cerno – Editoriale – L’Espresso – 28 maggio 2017 -
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