Potevano Almeno dedicargli una strada. Un vicolo, una
piazzetta. E invece non ho trovato il suo nome nel vecchio centro di Cagliari.
Ho perlustrato invano, piantina alla mano, il quartiere con una ricca
toponomastica che dà sul porto. Niente neppure attorno a piazza Matteotti e via
Roma. Ed è stato inutile aggirarsi nei paraggi del Bastione di Saint Remy. Non
una via, non un vicolo, non una piazza, intitolata a Joseph de Maistre, che nel
1797 qui a Cagliari fu ministro Reggente della Gran Cancelleria del Regno di
Sardegna (vale a dire della Presidenza del Consiglio), di cui la sua Savoia
natale faceva parte. Poi è andato per quindici anni a Pietroburgo come ministro
plenipotenziario, sempre del Regno di Sardegna, presso la corte dello zar
Alessandro I. Rimanendo sempre fedele ai Savoia, per lui sovrani di diritto
divino abbastanza reazionari per accettare al loro servizio un nemico della
Rivoluzione francese. Benché fosse lasciato senza risorse nella Pietroburgo in
cui frequentava la nobiltà e la stessa famiglia dello zar, fu sempre il devoto
ambasciatore del Regno di Sardegna. E diventò un apprezzato consigliere della
monarchia russa. Anche quando Napoleone invase il paese. Forse va de Maistre
esiste e mi è sfuggita. Ma penso, e temo, che nessun amministratore di Cagliari
abbia ritenuto opportuno onorare uno dei più celebri reazionari della storia e
della letteratura. Il quale trovava nella rivoluzione francese un “carattere
satanico” che la distingueva da tutto quello che si era visto fino allora e che
forse si sarebbe visto nel futuro. Isaiah Berlin trova nel profondo pessimismo
di de Maistre il cuore di totalitarismo, di destra e di sinistra- Più freddo
Cioran, il poeta e aforista franco-rumeno, gli riconosce il genio e il gusto
della provocazione. Dopo averlo letto provava il desiderio di abbandonarsi alle
delizie dello scetticismo e delle eresie. Baudelaire era un
ammiratore
incondizionato di de Maistre, si sentiva influenzato dal suo stile. Lo
considerava, insieme a Poe, un paladino della lingua moderna. Balzac condivideva
la sua avversione per l’individualismo, denunciato come un dogma intellettuale
e politico della democrazia rivoluzionaria: “una profonda, spaventosa
deviazione delle menti, una frammentazione di tutte le dottrine”. Cito un po' a
caso detrattori e ammiratori di de Maistre. Pur riconoscendo l’eleganza e la
forza del suo stile, i primi lasciano il grande reazionario tra i maudits senza possibilità di
riabilitazione attraverso la letteratura- Quel che vale per Sade o per Céline
non vale per de Maistre. Ma un lettore delle “Serate di Pietroburgo” è più
generoso anche se non convertito. Uso La Distrazione degli addetti alla toponomastica di
Cagliari come pretesto per ravvivare una polemica antica. Se non c’è già una
strada dedicata a de Maistre, sfuggita alla mia attenzione, e il sindaco
dovesse proporre di riparare la mancanza, si manifesterebbero non pochi
oppositori. Recuperata la storia di due secoli fa non mancherebbero le
discussioni. Fanatico del trono e dell’altare, de Maistre voleva ripristinare
la monarchia per diritto divino e da “ultratramontano” vedeva nel papa la
massima autorità temporale e religiosa. Allievo dei gesuiti rimasto fedele per
tutta la vita ai suoi maestri, de Maistre era anche in framassone, non
insensibile all’illuminismo che l’aveva attratto in gioventù. Era un virtuoso
della teologia, della storia, della politica di cui sapeva scrivere con
efficacia. E anche con quel linguaggio moderno che piaceva a Baudelaire. E di
cui Sainte Beuve riconosceva le qualità pur non approvando sempre le idee che
esprimeva. Il grande critico giudicò meritata l’accoglienza all’Accademia di
Francia di Joseph de Maistre. Il teologo, il filosofo, lo storico, il polemista
ci fu ammesso tra gli applausi alla Restaurazione. Prima di andarsene a morire
a Torino. Dove è sepolto in una chiesa dei gesuiti. Baudelaire diceva che nulla
era più cattolico del diavolo. De Maistre ne era la prova. Lo è ancora. Da
morto, per la destra e l’estrema destra è troppo aristocratico, troppo
raffinato nella scrittura, nelle espressioni. La sinistra lo lascerebbe nel
silenzio. Per i cattolici i suoi scritti sconfinano nel fanatismo. È troppo. È
più realista del re e più papista del Papa. Lo stile elegante non basta per
assolverlo. Ma due secoli dopo si recupera la sua storia. De Maistre appartiene
a quella della Sardegna. Lui non ci avrebbe probabilmente dato la parola, noi
gli riconosciamo il diritto al ricordo.
Bernardo Valli – Dentro E Fuori – L’Espresso – 18 giugno 2017
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