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giovedì 15 giugno 2017

Lo Sapevate Che: L'Origine del linguaggio è nelle nostre mani...



Chi vuole capire l’origine del linguaggio si guardi con attenzione le mani: è da lì che proviene la qualità più importante dell’Homo sapiens. Così scrive lo psicologo neuroscienziato neozelandese Michael C. Corballis in The Truth about Language: What It Is and When It Came from (La verità sul linguaggio, cos’è e da dove proviene. University of chicago), credono che il linguaggio sia emerso tutto d’un colpo, non appena il cervello è diventato abbastanza grande da poter supportare una funzione così avanzata. Io invece credo si sia evoluto in modo lento e progressivo ci spiega Corballis. “Darwin scrisse: “Se si trovasse un organo che non possa essersi formato attraverso numerose piccole modifiche successive, tutta la mia teoria cadrebbe. Ma non esistono casi simili”. L’emergere del linguaggio verbale in un passo solo è una chiara contraddizione della teoria darwiniana. D’altra parte è sempre stato difficile spiegare perché solo l’uomo ne sia dotato e gli altri primati non ne abbiamo versioni intermedie. Se invece la gestualità è cruciale per il linguaggio, allora negli scimpanzé e bonobo possiamo rintracciarne abbozzi”. Nel segno di Darwin. “Probabilmente il primo linguaggio umano è stato una pantomima” continua Corballis. “I versi delle scimmie sono tutt’altra cosa, soprattutto perché hanno un altro scopo. Sono segnali d’allarme, di soddisfazione o di dolore non raccontato “storie”. Anche noi abbiamo qualcosa di simile: ridiamo, piangiamo, gridiamo allarmati. Se invece guardiamo a come i primati giocano o si spidocchiano, vediamo qualcosa di più simile al nostro linguaggio perché è un’attività più variabile e più internazionale. Questa teoria avrebbe anche una conferma neuroscientifica:” L’area di Broca nel cervello umano è associata al linguaggio, mentre l’area corrispondente nel cervello delle scimmie organizza i movimenti delle mani. Quel sistema cerebrale in origine anche per noi controllava la gestualità, poi si è adattato a gestire il linguaggio”. Per l’uomo primitivo il passaggio dal rozzo esprimersi a gesti all’uso delle parole è stato un salto in avanti nella capacità di formare alleanze strategiche e complottare ai danni dei rivali: “Si è verificata una miniaturizzazione del linguaggio: all’inizio coinvolgeva tutto il corpo, con le mani in primo piano, poi si è trasferito tutto nella nostra bocca e nel cavo faringeo. Ciò ha “liberato” le mani dai compiti espressivi, rendendole più disponibili per portare oggetti o usare strumenti. E siamo passati da una forma d’espressione leggibile da tutti a un modo per intrattenere conversazioni private. L’estrema differenziazione e proliferazione delle lingue, che oggi sono più di 6.000, ha avuto la funzione strategica di distinguere chi fa davvero parte della nostra tribù, e ha quindi più probabilità di contraccambiare favori e servizi, rispetto agli estranei”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 9 giugno 2017 -

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