Toscolano Maderno (Brescia). Un frullo, ed eccola
entrare “nella ma macchina, subito non l’ho riconosciuta, ma poi….”. L’ha
portata a casa, esaminata per bene, torace addome ali, un passaggo nel freezer,
ed eccola qui, Paysandisia archon,
una farfalla meravigliosa. Peccato che si stia mangiando le palme del Lago di
Garda, con gran dispiacere degli assessori al turismo e dei moltissimi turisti,
tedeschi e inglesi per lo più. Un flagello, ma come sempre succede per queste
cose, che può farci lei se si importano le palme del Sudamerica, e le piante
arrivano già imbottite di larve, i vivaisti ignari ce le vendono e noi le
piantiamo nei nostri giardini? Lei è bellissima, nera e arancione, grandi ali,
volo potente, “bei muscoli, perciò è molto difficile da prendere” spiega
Giovanni Sala, dentista in pensione con la passione dell’entomologia,
specialista in farfalla, ne possiede 72.800, “ma potrebbero essere di più”,
racchiuse in 1.300 eleganti scatole (39 centimetri per 26 per 6), il tutto in
una casa arrampicata sulle colline del Lago di Garda, a Toscolano Maderno.
Modestamente, il dottor Sala ha “la più grande collezione di papilionidi di
tutto il mondo, e di ropaloceri italiani ed europei”. Eh già, quella Paysandisia archon ha scelto la macchina
giusta, bastavano due metri più in là e finiva nell’auto di un impiegato di
banca con la passione del jazz, e nessuno avrebbe fatto la scoperta, quel 1°
luglio 2013. “È un lepidottero della famiglia Castniidae. Una farfalla notturna
per apparato anatomico, ma cola di giorno. Quando l’ho portata al meeting di
Modena, dove ci raduniamo tutti noi studiosi di farfalle, sono rimasti a bocca
aperta”. Perché il dottor Sala aveva catturato la causa della moria di palme,
dopo il punteruolo rosso, che arriva dall’Asia, “che però è un curculionide, un
coleottero, tutta un’altra cosa”, e ha fatto strage di palme di Sicilia e in
tutto il Sud Italia. Solo a Palermo ha eliminato tremila alberi, e giusti di
questi tempi sta rovinando le palme della riserva dello Zingaro. “Questa invece
me l’hanno segnalata, oltre che qui sul Garda, a Gargnano e Padenghe, a Roma e
in Liguria, e in Spagna. Giusto ora c’è la nuova schiusa, quindi ucciderà
ancora in giro per l’Italia”. Sala di queste farfalle delle palme ne possiede
alcune scatole: “Ogni tanto qualcuno mi chiama e allora io dico: la prenda, se
ci riesce, la metta in una scatola, e poi in freezer, così muore senza
soffrire. Altri usano preparati a base di cianuro, ma secondo me è meglio il
gelo. Quando mi arriva la metto sul telaio, ali distese, e c’è tutto un
procedimento per arrivare alla forma definitiva”. E come le cattura lei? Sala
impugna un grande retino: “ Si fa così, zac e poi zac, rovesciando subito la
rete, altrimenti quella scappa”. Un abile gioco di polso, che lui esegue da 40
anni, ormai, in giro per il mondo. Ma lo si può vedere anche in Italia, lui e
il suo retino, “una volta anni fa, sono andato fin sulle Madonie pe le Parnassiud apollo, da qui a là sulla
Panda, Ma la schiusa era in ritardo, sono tornato a mani vuote”. Dura la vita
di un farfallista, sempre a zonzo, con il caldo: “Un mio amico si veste con la
classica divisa da entomologo, con i Knickerbocker,
i pantaloni alla zuava. Io no, vado con i pantaloni corti”. Di questi tempi lo
chiamano per una palma che improvvisamente si spegne, e agonizza: “Non c’è che
da tagliarla, io mi porto via la testa, che poi apro e lì trovo le larve,
lunghe anche 10 centimetri. Di solito le allevo, poi le metto in freezer e le
regalo agli amici appassionati come me. È una rarità”. E non le dispiace
uccidere tutte queste farfalle? Molte le compro. Esiste anche una Borsa delle
farfalle, sa? Una volta volevo smettere. Mi sono detto è giusto sopprimere una
vita? No. Poi la passione ha vinto. Possiedo cinque-sei mila Parnassius apollo, ma quando vado,
raccolgo solo quello che mi serve, per non provocare collassi alla
popolazione”. Intanto, svolazza da una scatola all’altra, “ecco la Ornitoptera croesus, viene dalle
Molucche”, con bagliori bronzei, “e questa è la Marphos”, con grandi ali blu metallico, era la farfalla adorata
dagli Aztechi, e la Saturnia pyri,
che sembra un antico tessuto di Fortuny e
uccide gli alberi di pero con grande leggiadria. La Samia cynthia cinese, “importata durante il fascismo perché è un
succedaneo del baco da seta. Seta scadente, però. Importarono anche la sus pianta preferita, l’ailanto, ora
noto albero infestante”. La casa è piena di cassette, con le scritte Charaxes, Morpho, Sphingidae. (“mi
segua, le faccio vedere la “testa di morto”) e Brassolidae, e altre scatole ancora fino al soffitto. Come fa a
conservarle? “Eh, ogni sei mesi tocca controllarle tutte perché, anche se sono
sotto vetro, esiste un parassita che riesce a entrare e a distruggerle”. Un
lavoro, infatti il dottor Sala è preoccupato: “A chi le lascerò, dopo morto?
Ormai ho 65 anni, mia figlia fa la manager in giro per il mondo…Spero in un
museo di storia naturale. Le cedo gratis, purché garantiscano di mantenerle
perfette”. Ma, tornando alla Paysandisia,
che si può fare per combatterla? “Bisognerebbe trovare un competitore in
natura, ma non esiste, O eliminarle tutte, ma è impossibile. Smettere di
importare palme, sarebbe già un qualcosa. E mostra soddisfatto la Paysandisia in versione ginandromorfa,
metà maschio e metà femmina, perché è anche “il più grande collezionista al
mondo di aberrazioni farfallesche”. Ma quando dice “venga a vedere la mia
collezione di farfalle”, è un gentleman, ci si può fidare. -
Brunella Giovara – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 25
agosto 2017 -
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