Beh, da noi il
suprematismo è una cultura fondante. Mancano (ancora per poco) solo i suprematisti arcobaleno e i
suprematisti dell’Atac. E anche, non dimentichiamo, quelli part time.
D’altronde, in un Paese dove dicendo noi
si vuole comunque significare io, i
suprematisti sono destinati a scindersi, accavallarsi, riallacciarsi
continuamente fino a comporre un panorama complesso e mutevole, presumibilmente
finalizzato a un qualche vitalizio. Si può odiare qualcuno perché non odia
abbastanza quelli che altri odiano, ma anche odiare chi odia gli stessi odiati
dagli altri, perché con la concorrenza gli tolgono l’esclusiva. Che potrebbe
essere anch’essa finalizzata con successo a qualche altro vitalizio. Abbiamo
brevettato l’odio extravergine, che va per la maggiore nei talk show.
Momentaneamente è associato al razzismo, ma non vi preoccupate, sopravvivrà.
Massimo Bucchi – Sottovuoto - Il Venerdì di La Repubblica –
15 settembre 2017 -
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