La virtù di Angela Merkel è di non assomigliare a
nessuno dei suoi predecessori alla Cancelleria, e a nessuno dei governanti
nelle capitali che contano. L’apparente mancanza di carisma è assai più
efficace del carisma ostentato dagli attori politici nella nostra civiltà delle
immagini. Il suo essere “normale” colpisce di più. Rivedo gli appunti mentali.
I ricordi dei frequenti soggiorni in Germania, in quella comunista dell’Est e
in quella federale e democratica dell’Ovest Della prima mi è rimasto impresso
il grigiore che avvolgeva anche i monumenti solenni e i paesaggi fiabeschi. Ed
è là che Angela Merkel è cresciuta con il padre pastore luterano, rinchiuso in
una dignità individuale ed esposto a un’ambiguità politica, e con una più
espansiva madre, professoressa di inglese alla quale fu impedito di insegnare
la lingua “capitalista”, in quanto moglie di un religioso- Nel mondo comunista
Angela è stata una studentessa eccellente, soprattutto in matematica e in
russo, prima di diventare una ricercatrice di fisica, politicamente agnostica.
Nella Germania federale, riunificazione in corso, è stata assorbita con una
rapidità sorprendente, quando aveva già trentasei anni, da una carriera
politica che l’ha condotta a governare per tre legislature, una dopo l’altra,
dal 2005, una grande società democratica, e a essere la donna con più potere
nel mondo. La cancelliera non si è mai del tutto spogliata del grigiore
dell’Est: l’ha conservato nell’abbigliamento, nei gesti, nel linguaggio, nel
maquillage. Anche se da quando è cancelliera ha abbandonato la frangia piatta
per dare volume ai capelli, ed è seguita da una persona che si occupa del suo
trucco. Questi accorgimenti non hanno alterato l’esibita ineleganza, alla quale
ha saputo dar classe, trasformandola in una dignitosa sobrietà che non ha nulla
di zitellesco. L’espressione è quasi sempre sorridente. Ma Angela non ha nascosto
le lacrime le rare volte in cui le hanno rigato le guance. Con le
collaboratrici più strette assume atteggiamenti comici per imitare i personaggi
appena incontrati. Dai solenni spazi della Cancelleria si trasferisce ogni sera
al penultimo piano di un edificio che ne conta cinque. Sulla porta c’è il nome
del marito, Prof.Dr.Sauer, e i passanti ignorano perché all’ingresso ci sono
due poliziotti. Angela fa spesso la spesa da sola non lontano da casa, prima
della chiusura, nel piccolo supermercato a Mitte, sulla Mohrenstrasse.
Dell’ambiguità dominante nella società comunista ha fatto una tattica geniale
per risolvere problemi complicati. È come se i compromessi appresi
nell’adolescenza, quando ascoltava i genitori criticare il regime in privato ma
adottare uno scrupoloso ritegno in pubblico, le avessero insegnato che bisogna
riflettere prima di parlare. Interviene sempre a proposito, con una
determinazione in cui cinismo e morale sembrano confondersi. Così non ha
risparmiato il suo mentore Helmut Kohl, quando il cancelliere della
riunificazione è inciampato in uno scandalo finanziario; né ha risparmiato il
bavarese Edmund Stoiber, che ostacolava la sua marcia verso la Cancelliera. E
tanti altri sono stati politicamente sconfitti dai suoi garbati, sorridenti
attacchi. In una società politica maschilista come quella tedesca, lei potrebbe
apparire una campionessa del femminismo trionfante. Ma Angela Merkel non si è
mai impegnata molto su quel terreno. Alla vanità degli
uomini sa opporre,
senza mai alzare i toni, una tattica che li disarma. È un’immagine che attenua,
ma non contraddice, che rende accettabile la “prepotenza” tedesca. Per i
connazionali è un’inconscia assicurazione e una conferma della riuscita
rivincita sul passato da non dimenticare. La calma, perlomeno apparente, non
l’abbandona mai, e in essa, nella calma esibita, è annidata un’audacia che ha
umiliato più volte la classe politica europea. In particolare quando nel 2015
ha annunciato, da sola, che la Germania spalancava le porte i migranti. In quell’occasione
ha rianimato il trascurato umanesimo europeo, sfidando la sua stessa opinione
pubblica. Che però non le ha negato a lungo i consensi. Su quello scottante
terreno ha poi saputo anche piegarsi ai compromessi che la politica imponeva.
Ci sono due Merkel (cuore e cervello), che convivono e creano un personaggio
singolare. L’elezione di Donald Trump e l’inquietante dinamismo di Vladimir
Putin le hanno fatto descrivere, ancora unica nel Vecchio continente, un’Europa
che deve contare sulle proprie forze.
Bernardo Valli – Dentro E Fuori – L’Espresso – 24 settembre
2017 -
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