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giovedì 28 settembre 2017

Lo Sapevate Che: La triste scuola attaccata a un telefonino...



Molti problemi della società cominciano in famiglia, anche se cerchiamo di nasconderlo a noi stessi. I genitori di oggi sono convinti di essere migliori dei padri: meno autoritari, più comprensivi e tolleranti. Amici. Questa è la nostra versione. Un’altra versione è che trattiamo i nostri figli come consumatori e non come individui pensanti. Li riempiamo di roba e oggetti rubatempo fin da piccoli ed evitiamo d’imporre regole e divieti, in modo da conquistare il loro consenso. E lamentiamo alla fine che i ragazzi cerchino comunque una rottura, un modo di dire “no” anche quando il livello di richieste è diventato minimo, irrisorio rispetto alle pretese di obbedienza dei nostri vecchi. Senza neppure lasciarsi sfiorare dal dubbio che quella voglia di “no” sia la risposta più sana e naturale alla finzione del presepe consumista. La società fuori dalla porta di casa rimane un luogo di conflitti ed è bene, in parte, che lo sia. Perché attraverso il conflitto ci si conosce, si mettono alla prova della vita reale idee e valori, si coltivano capacità critiche e creative, in una parola: si cresce. Negare ai figli il primo naturale scontro con i padri, sottraendosi alla dolorosa battaglia, è un modo di renderli più dipendenti e fragili. Più soli e indifesi, persi per ore a navigare su Internet alla ricerca di relazioni illusorie, che non producono alcuna reale esperienza di vita. Significa renderli più plasmabili a una società che lavora ogni giorno per trasformare cittadini maturi in consumatori passivi. La scuola, o meglio gli insegnanti, e non certo tutti, sono uno dei pochi fattori di resistenza all’omologazione. Per questo negli ultimi decenni, una finta riforma dopo l’altra, si è giunti a demolirne il ruolo e il prestigio. E tuttavia si continuano a escogitare trovate “moderne”. Ora, per fare un esempio, io non ho nulla contro l’introduzione a scuola di tablet e smartphone, che possono essere, che possono essere dice il ministro Fedeli, anche strumento di studio. Ma che il dibattito sulla modernizzazione si riduca a questo, o ad avviare i giovani al tirocinio nei fast food, è davvero desolante. Senza nulla togliere a i Pone 8, forse sarebbe più urgente far scoprire agli studenti di una scuola, dove i programmi si fermano all’ottocento, la poesia di Caproni, la prosa di Gadda o Pasolini ola storia della guerra in Vietnam, che non possono contare sulle poderose campagne pubblicitarie di Apple. Altre modernizzazione: abbassare l’età media dei docenti, adeguare gli stipendi alle medie europee, mettere in sicurezza gli edifici e così via. Certo, lo studente ora potrà chiamare il 112 mentre gli crolla il tetto sulla testa, vedi che progresso.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica – 22 settembre 2017 -

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