La Cina sta costruendo una nuova
muraglia, non di mattoni come quella antica, ma di alberi, piantati lungo tutto
il confine con la Mongolia, per fermare un nemico insidioso, la sabbia che
arriva dal deserto del Gobi e che, spazzata dal vento, ricopre strade e
ferrovie, fa seccare i pascoli, compromette l’agricoltura, e finisce con
l’aggravare le condizioni respiratorie di milioni di cinesi già compromesse
dall’inquinamento. Il Three-North Shelterbelt Project, ideato nel 1978, e
avviato nel 1980, viene ora incrementato sul versante nord-occidentale: entro
il 2050 la Cina prevede di ultimarlo, arrivando a coprire di verde 405 milioni
di ettari. “Decenni di disboscamento incontrollato e sfruttamento eccessivo del
terreno hanno velocizzato il degrado della superficie del sottosuolo favorendo
la rapida espansione del deserto” spiega Chen Fahu, docente di
Paleoclimatologia all’Università di Lanzhou e direttore dell’agenzia ambientale
della Cina nord-occidentale, tra i responsabili della nuova fase del progetto.
“Dal 1980 sono stati piantati circa 300 milioni di alberi, principalmente
pioppi e pini, senza però un piano preciso, a macchia di Leopardo. Ora invece
si procede per rendere più sistematico il lavoro, realizzando una barriera
lunga 4.500 chilometri e larga tra uno e quattro nei 24 distretti delle due
province confinanti con Gobi. A lavoro finito, con cento miliardi di nuovi
alberi, avremo aumentato di un decimo la forestazione dell’intero Pianeta” dice
Chen Fahu. In passato non sono mancate le perplessità. Per esempio, il 10 per
cento dei 53 mila ettari rimboschiti nel 2009, è stato distrutto dalle tempeste
invernali: più che alla qualità degli alberi, è l’appunto di osservatori
internazionali come David Shankman, dell’Università dell’Alabama, la Cina
dovrebbe badare alla qualità e alla varietà delle specie. Uno studio del
College di Scienze ambientali di Lanzhou pubblicato nel giugno scorso dice
tuttavia che la strada tra il 1982 e il 2010 ha già contribuito ad assorbire un
milione centomila tonnellate di inquinanti atmosferici, come anidride solforosa
e monossido di azoto. “La nostra è una corsa contro il tempo” dice Chen Fahu.
La nuova sezione di muraglia verde sarà piantata nel distretto di Minqin nella
provincia nord-occidentale del Gansu a partire dalla primavera. “Ora
realizziamo una rete di barriere ecologiche fatte di pietre e arbusti bassi,
circoscritte in aree di un chilometro quadrato ciascuna, per stabilizzare le
dune di sabbia. Dal 2020 partirà il rimboscamento vero e proprio lungo il
corridoio di Hexi, la storica rotta della via della seta settentrionale, che
attraversava il Nord-ovest della Cina lungo le sponde del Fiume Giallo”.
Simone Porrovecchio – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 27
Gennaio 2017 -
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