Etichette

domenica 12 febbraio 2017

Lo Sapevate Che: Dallo spazio non si vede il colore della pelle...



Su Una Strada della Virginia rurale nel 196°, un’automobile è ferma sul ciglio. Due gambe di donna spuntano da sotto il cofano, mentre due altre donne ronzano attorno alla macchina in panne, guardando nervosamente l’orologio. Un’autopattuglia della polizia si avvicina e ne scende un trooper, un agente. Si avvicina circospetto a quel quadretto tanto inconsueto in una Virginia. Ancora profondissimo Sud in quegli anni, dove già un “Negro”, secondo la dizione del tempo, al volante era un’eccezione e tre donne, una delle quali sdraiata sotto il motore, erano praticamente un’astronave con alieni a bordo. L’incredulità del poliziotto diviene sbalordimento quando le tre donne sfoderano dalle borsette le tesserine plastificate che le identificano come dipendenti della Nasa, l’agenzia spaziale creata pochi anni prima dal presidente Eisenhower. Contrito, il poliziotto si offre di rimettere in moto l’auto e di scortarle fino alla base di Langley dov’erano in servizio, offerta che rifiutano cortesemente. Una di loro, la mezza donna riaffiorata da sotto, caccia un lungo cacciavite nell’impianto elettrico, fa scoccare la scintilla e il motore si riavvia ubbidiente. Comincia così il film Hidden Figures, che uscirà in Italia a marzo con il titolo Il diritto di contare, e racconta la storia di tre donne. Katherine, Dorothy e Mary, che dai villaggi della Virginia ancora segregata, da scuole elementari scalcagnare e piccole università per £coloranti divennero protagoniste dei calcoli che avrebbero portato in orbita gli astronauti del Programma Mercury come John Glenn, e poi sulla Luna gli uomini dell’Apollo. Nel loro viaggio dal Sud più arretrato allo spazio, che portò una di loro, Jatherine Johonson, a ricevere dalle mani del Presidente Obama la “Medaglia della Libertà”, la più alta decorazione civile americana, c’è insieme tutto il meglio e il peggio della storia americana del XX Secolo. Le tre donne dovettero il proprio volo allo spaventoso tornado della guerra. Nel 1943, i militari rastrellavano chiunque, maschio o femmina, bianco o nero, fosse in grado di masticare equazioni e fisica. Come centinaia di donne furono risucchiate dal Progetto Manhattan per la bomba atomica, così migliaia di persone con qualche conoscenza dell’ingegneria o della neonata tecnologia informatica furono ingaggiate dall’industria aeronautica. Katherine, Dorothy e Mary furono assunte, nonostante il colore della pelle e i pregiudizi sulle donne, inadatte alle scienze. Fecero carriera. Divennero indispensabili parti dell’immenso congegno che doveva rincorrere i successi sovietici dello Sputnik w si Gagarin. Insegnavano ai colleghi maschi come e che cosa calcolare e Katherine, che doveva essere sostituita da un nuovo supercomputer IBM, fu ‘unica a sapere come farlo funzionare. Divenne l’angelo custode di John Glenn, il primo americano in orbita, che esigeva di aere tutti i calcoli sulla sua missione controllati e corretti da lei. Ma fino alla metà degli anni ’60, quando le leggi piegarono anche la resistenza dei virginiani, le tre donne dovettero vivere da “separati in casa”. Dovevano lavorare in uffici a parte. Consumare i pasti in tavoli diversi. Andare in bagni far colored e non bere alle fontane “per soli bianchi”. Con la loro intelligenza e preparazione avevano sconfitto i pregiudizi dei colleghi maschi. Ma non c’era stata equazione che fosse riuscita a cambiare il colore della loro pelle e la demenza del razzismo, fino all’intervento d’autorità del governo. Una di lor. Katherine, quella che fece ripartire l’auto in panne, è ancora viva, ormai prossima ai 100 anni. Ha mandato un uomo bianco sulla Luna e un uomo nero alla Casa Bianca. Ma quei viaggi sono finiti.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di Repubblica – 4 febbraio 2017 -

Nessun commento:

Posta un commento