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giovedì 9 febbraio 2017

Lo Sapevate Che: E' iniziata l'era dell'ingiustizia fai da te...



Come Si Vive In Iran? Cosa sognano i genitori per i propri figli? Quali sono le aspirazioni, quanti i sacrifici? Come è vissuta la religione? E come vive la classe media? Quella che, come accade in Italia, ha spesso una spiritualità moderata, è praticante ma senza fare della religione verbo? Asghar Farhadi è il regista di “Una separazione”, film bellissimo e delicato che nel 2012 ha vinto l’Oscar come miglior film straniero. Farhadi ha il merito di aver contribuito ad avvicinare le nostre culture, di farci comprendere come, pur nelle differenze, sentiamo la vita allo stesso modo, soffriamo per gli stessi motivi, abbiamo pari aspirazioni. Farhadi ha un nuovo film candidato agli Oscar quest’anno, “Il cliente”, ma – è notizia ormai risaputa – non potrà partecipare alla cerimonia per cia di un ordine esecutivo dal nome inutilmente altisonante (Protecting the Nation From Terrorist Attacks by Foreign Nationals) emanato a fine gennaio da Trump. E se pure per Farhadi si facesse una eccezione, lui non parteciperebbe ugualmente, per protesta contro un provvedimento razzista, discriminatorio che non raggiungerà alcuno scopo (positivo). Trump in campagna elettorale minacciava blocchi e ora li ha resi operativi, blocchi che riguardano solo i cittadini musulmani. Blocchi che secondo lui e il suo entourage dovrebbero servire a “Proteggere la Nazione Dagli Attacchi Terroristici che provengono dalle Nazioni Straniere”. Come se gli Stati Uniti fossero sotto assedio, come se questa non fosse una implicita (nemmeno tanto) dichiarazione di guerra. Alla vigilia delle elezioni americane Michael Moore fu trai pochi a essere certo della vittoria di Donald Trump: “L’elezione di Trump – scrisse – sarà il più grande vaffanculo della storia umana” (io direi il più grande vaffanculo ala storia umana) e con questo intendeva  dire che chi avrebbe di lì a poco votato per Trump non appoggiava magari la sua politica, ma voleva mandare un messaggio chiaro: mi avete ignorato per troppo tempo, pago le tasse, sono una parte di questo tutto che mi tiene ai margini e invece voglio contare, ne ho il diritto. Come Si Sia Arrivati a questo voto è chiaro, dal momento che in Italia stiamo vivendo una situazione analoga. Si vota senza punire chi ha deluso, per unirsi a chi protesta, si vota per mandare all’aria un sistema che per quello che costa dovrebbe essere efficiente e invece si mantiene a stento in piedi, scontentando tutti. Si vota per odio, con rancore e non per iniziare un nuovo percorso. Si manda a quel paese chiunque, si detesta chi emerge e si aspetta al varco anche chi un attimo prima avevamo sostenuto. E allora si prendono per buone le più abominevoli delle promesse, che non hanno e non possono avere alcuna utilità. In Europa e in Usa è stato fin troppo chiaro che i responsabili di attentati terroristici non sono immigrati dell’ultim’ora, ma persone che nessun governo Trump avrebbe potuto fermare. Così come è altrettanto chiaro che le prime vittime del fondamentalismo islamico sono i musulmani costretti a fuggire dai Paesi in cui sono nati, perché in guerra perenne e perché perseguitati. Vedere “Una separazione” potrebbe spiegare molto di un mondo che ci sembra lontano ma che non lo è. E Poi C’è Lo Sfogo, sacrosanto che Mo Farah, mezzofondista britannico di origini somale, quattro volte oro olimpico, affida a Facebook: “Il primo gennaio la Regina mi ha insignito del titolo di Cavaliere del Regno, il 27 gennaio Donald Trump mi ha trasformato in uno straniero. Sono un cittadino britannico che ha vissuto in America negli ultimi sei anni, lavorando duramente, contribuendo alla società, pagando le tasse e crescendo i miei figli in quella che loro ora chiamano casa. Adesso a me e a molti altri come me, si dice che non siamo più benvenuti. E’ terribilmente difficile riuscire a dire ai miei figli che il loro papà potrebbe non tornare a casa. E spiegare loro che il Presidente ha firmato una risoluzione fatta di ignoranza e pregiudizi”. Scrivo mentre il mondo è scioccato da ciò che è accaduto nella moschea di Quebec City: sei persone uccise in quello che il premier canadese Justin Trudeau non esita, giustamente, a definire “attacco terroristico contro i musulmani”: Se è la legge del taglione che si voleva ripristinare, allora gli estremisti di tutto il mondo sono stati accontentati perché si è ufficialmente aperta l’orrida era dell’ingiustizia fai da te”
Roberto Saviano  -L’antitaliano  www.lespresso.it – 3 febbraio 2017

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