Etichette

giovedì 9 febbraio 2017

Lo Sapevate Che: Teneri panda? Ambasciatori in missione per Pechino...



Pechino. Quando, il mese scorso, il premier canadese Justin Trudeau è finito nel mirino dell’opposizione, degli esperti di sicurezza e perfino dell’ex capo delle sue spie per la trattativa con la Cina su una preziosa compagnia hi-tech, a Pechino più di qualcuno avrà brindato alla salute di due compagni insospettabili. Er Shun e Da Mao. Er Shun, che vuol dire doppia tenerezza, e Da Mao, che significa invece il primo dei Mao, non sono – come quei nomi che sembrano in codice potrebbero far sospettare – due scafatissimi agenti segreti. Sono invece due tenerissimi panda, sbarcati quattro anni fa dalla Cina in Nord America. Lassù si sono trovati così bene da superare quel problemino col sesso per cui la specie, non per niente a rischio estinzione, è universalmente nota, figliando dunque altri due tenerissimi panda, Jia Panpan e Jia YueYue: cioè speranza e gioia canadese. “Il panda è simbolo di pace e amicizia” ha detto il bel Trudeau al battesimo nello Zoo di Toronto “e della relazione sempre più stretta che il Canada ha con la Cina”. Stretta anche troppo, se è vero che il Canada sarebbe adesso pronto a disfarsi di quella ITF Technologies che regalerebbe a Pechino un’avanzatissima tecnologia militare. Ah, il potere della Panda Diplomacy. Chiariamo: nessuno s’è mai sognato di sostenere il rapporto di causa e effetto trai simpatici animaloni e la trattativa sulla vendita hi-tech svelata dal Globe and Mail.  Però è innegabile che a furia di doni, anzi di prestiti, visto che secondo le nuove direttive i panda devono ritornare in patria dopo dieci anni, il Dragone è riuscito a tessere nell’ultimo mezzo secolo una rete di relazioni eccezionali. Perché è vero, come ha ricostruito qualche anno fa Mark Magnier, reporter giramondo, che la tradizione di regolare xiongmao, che in cinese vuol dire orso-gatto, è antica. Risale addirittura alla principessa Wu Zetian, dinastia dei Tang, settimo secolo dopo Cristo, che spedì il primo panda oltre Muraglia per ringraziare l’imperatore del Giappone. Ma la svolta vera ha due date a noi molto più vicine, e riguarda i rapporti non facilissimi tra le più grandi potenze del nostro tempo Stati Uniti e Cina. E’ il 1941 quando Soong Mei-Ling, cioè la moglie di Chiang Kai-shek, il generalissimo nazionalista che da lì a poco sarebbe stato confinato da Mao Zedong nell’isola di Taiwan, ringrazia gli usa per l’aiuto ricevuto regalando due panda chiamati, forse per non confondere troppo quei semplicioni degli americani, Pan Dah e Pan Dee. Ed è il 1972 quando la Cina comunista riallaccia i rapporti con l’impero capitalista regalando altri due panda all’America di Richard Nixon. Tocca a un’altra first Lady, Pat, ricevere gli orsogattoni allo zoo di Washington, pronunciando quella battuta entrata nella storia: “Penso che adesso qui scoppierà un vero panda-monio”. Non solo lì: dal 1941 a oggi il South China Morning Post ha preso nota di 64 panda mandati in giro per il mondo. Gli ultimi sono emigrati in Canada, 2023, e poi in Malesia, Corea del Sud e Belgio nel 2014, anno in cui s’è cominciato a discutere anche del primo scambio con Israele. Ma la relazione più complicata non poteva che essere con i cugini di Taiwan, l’isola che ufficialmente si autodefinisce Repubblica e Pechino considera parte integrante del territorio, secondo la politica di “una sola Cina” sviluppata proprio dagli anni di Nixon e che Donald Trump sta mettendo pericolosamente in discussione. “All’epoca della presidenza di Chen Shun – bian, 2007, Pechino offrì a Taiwan due panda i cui nomi, messi insieme, significavano unione” ricorda June Teufel Dreyer dell’Università di Miami. “Chen resistette, ma il nuovo presidente, Ma Ying – jeou, l’anno dopo accettò: regalando un’altra vittoria diplomatica a Pechino”. Tra i panda, ultimamente, s’è destreggiata anche Michelle Obama, accompagnando Peng Liyuan, la moglie del presidente cinese Wi Jinping, in visita a Bei Bei, l’attuale star dello zoo di Washington nonché il simbolo, aveva giurato la consorte di Barack, dei “forti legami tra i nostri due popoli”. Altri tempi, visti i ferri corti di oggi tra Cina e Usa. Ma non sarà proprio per questo giunto il tempo di ri-correre alla éanda Diplomacy? Un bel paio di pandoni per President Trump. “Chissà i nomi che i cinesi gli darebbero” scherza Teufel Dreyer: “Sheng Sheng e Li Li, per esempio: che messi insieme vogliono dire “vittoria”. Attenti ai cinesi, avrebbe detto il vecchio Virgilio, anche quando portano doni.
Angelo Aquaro – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 3 febbraio 2017

Nessun commento:

Posta un commento