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domenica 26 febbraio 2017

Lo Sapevate che: Il single per scelta è un esteta dell'amore...



La Sua Intervista a Sabina Minardi su l’Espresso del 22 gennaio sul trionfo dell’egoismo, visto il diffondersi del vivere soli, lascia per certi aspetti perplessi. Una società opulenta permette di vivere soli, una società povera esalta la famiglia. Che sentimento è quello dell’uomo solo? Le ragioni che lei adduce per queste considerazioni sono giuste. Tuttavia non è sempre così, anzi una società evoluta permette di intessere rapporti sentimentali veri e sinceri.
Luciano Ferrari  ferrariluc38@gmail.com

Se È Vero, come scriveva nel suo documentato servizio Sabina Minardi, che “Un nucleo su tre è formato da una persona sola”, questo fenomeno determina non solo una significativa mutazione sociale, ma anche una non trascurabile mutazione psicologica che merita di essere considerata. Il diffondersi della condizione di single segnala la fuoriuscita da un’economia di sussistenza, dove la povertà dei più trovava nell’amore una sorta di garanzia, perché l’unione di due famiglie o gruppi parentali assicurava maggior sicurezza economica e forza lavoro per l’impresa familiare, mentre per i privilegiati la relazione amorosa, per lo più combinata, consentiva di ampliare il patrimonio e il prestigio. Quindi, sia per poveri sia per ricchi, economico, naturalmente in misura sproporzionatamente diversa, ma in ogni caso per entrambi vantaggiosa. In una società se non proprio opulenta, comunque del maggior benessere, l’amore può sganciarsi dalla necessità economica. E se prima la famiglia era sostenuta proprio da questa condizione, ora il suo costituirsi perde attrazione rispetto ai vantaggi di una vita da single, dove uno ha da provvedere solo a se stesso, ed è nella condizione di concedersi a tutti gli amori che incontra senza dover giustificarsi o mentire. Non so dire quali possono essere nel bene o nel male le conseguenze a livello di organizzazione e struttura sociale. Provo a considerare quali possano essere le conseguenze dal punto di vista psicologico, soprattutto in ordine alla natura del sentimento che (a differenza della passione e dell’emozione – processi naturali che il soggetto avverte in una condizione di passività) è un evento culturale che il soggetto apprende, elabora, modifica, incrementa, affina, grazie alla relazione con l’altro. Perché è l’altro che ci modifica facendoci conoscere l’altra parte di noi stessi, a cui noi possiamo accedere grazie alla fiducia che abbiamo riposto nell’altro. Anche il single incontra l’altro, anzi non di rado molti altri, spesso su base passionale ed emotiva, raramente su base sentimentale, perché per accedere al sentimento è necessario che l’altro che si incontra non lo si percepisca come funzionale al proprio io proteso alla tutela di sé, alla propria gratificazione narcisistica o al proprio riscatto dall’anonimato sociale. Perché in questi casi non si esce dalla propria solitudine e tanto meno dalla propria impermeabilità, che non concede al single di mettere in gioco la sua autosufficienza e di aprire un varco o anche una ferita alla sua identità protetta, in una sorte di rottura di sé perché l’alto lo possa raggiungere. (..). Innanzitutto perché il single rende a concepire la libertà come revocabilità di tutte le scelte e, passando da fiore in fiore, non si concede il tempo di essere attraversato dall’altro, e quindi di provare la vertigine di uscire in qualche modo da sé, attratto da quella trascendenza, da quella eccedenza, da quell’ulteriorità che consente di avvertire, oltre se stesso, l’altro da sé. Questo infatti è possibile solo se l’altro mi altera, mi modifica, mi sottrae a quell’impianto di difese al cui interno si è arroccato il nostro io, terrorizzato di consegnarsi a un’alterità che incrini la sua identità. Condizione, questa, necessaria per aprirsi a ciò che noi non siamo, a quel nulla di noi, che è poi la scoperta del mondo, a cui il sentimento ci accompagna quando non si rattrappisce in uno sterile amore di sé. Il teologo ortodosso Christos Yannaras scrive: “Se esci dal tuo io, sia pure per gli occhi belli di una zingara, sai cosa domandi a Dio e perché corri dietro di Lui”. Ma per accorgersi degli occhi belli di una zingara, bisogna già essere usciti dal proprio io. E questa è la cosa che al single risulta più difficile, proprio per effetto della sua condizione, quando + scelta.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica - 18 febbraio 2017 -

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