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martedì 14 febbraio 2017

Lo Sapevate Che: Il verde Canada sedotto dal petrolio più nero che c'è....l



È uno strano asse quello che unisce Donald Trump al presidente e poggia sul progetto del megaoleodotto Keystone Pipeline è stato ora resuscitato dal nuovo X.L. Bloccato poi bocciato da Barack Obama, è stato ora resuscitato dal nuovo presidente americano, ed è tra più contestati di sempre. In buona sostanza, l’oleodotto taglierà in due il Nord America scendendo dall’Alberta, in Canada, attraverserà il Montana, il South Dakota e il Nebraska per poi unirsi a una struttura già esistente e arrivare fino al Golfo del Messico. Il megaoleodotto rientra in un progetto ancora più ampio, che ha per obiettivo rendere il Nord America il secondo produttore al mondo di petrolio dopo l’Arabia Saudita e quindi energicamente autosufficiente. Il punto è che il petrolio in questione verrà estratto dalle sabbie bituminose dell’Alberta, con un procedimento a fortissimo impatto ambientale: in miniere a cielo aperto si raschia il terreno fino a quando il greggio non affiora in superficie mescolato a sabbia e metalli pesanti. A questo punto viene filtrato con un enorme consumo di acqua. L’osservatorio sulle sabbie bituminose Tar Sanda Watch stima che per ogni barile di petrolio estratto ne occorreranno tre di acqua per pulirlo e prepararlo alla raffinazione e che, nei prossimi decenni, il 3 per cento di tutta l’acqua dolce canadese potrebbe essere consumata soltanto per questo scopo. Ma non è tutto. L’estrazione così fatta consuma anche molta energia: le emissioni di gas serra risultano, secondo uno studio del Congressional Research Service del 2914, del 23 per cento maggiori di quelle legate all’estrazione tradizionale. E ancora; le acqua usate per pulire il bitume, poi, rimangono contaminate per sempre e, penetrando nella falda, darebbero origine a seri problemi sanitari per le popolazioni locali. L’avvio delle miniere a cielo aperto ha già distrutto una buona parte delle foreste della regione e altre rischia di farne sparire. Insomma un’ecatombe ambientale a cui si aggiungerebbe il fatto che, dopo aver speso 200 miliardi di dollari (questa la stima) per poter sfruttare il petrolio delle sabbie bituminose, nessun governo americano avrebbe probabilmente più fondi da investire in energia verde. L’unico modo di fermare tutto ciò sarebbe quello di chiudere il rubinetto delle estrazioni in Canada e l’unico che potrebbe farlo è Justin Trudeau, fin qui celebrato come il leader di una nuova sinistra moderna e ambientalista. Ma il petrolio canadese è davvero tanto: si prevedono 170 miliardi di barili, e lavoro per 500 mila persone. Difficile che Trudeau riesca a dire di no.
Luciana Grosso – Scienze – il Venerdì di Repubblica – 10 febbraio 2017 -

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