Con Il Gatto Cookie, “Pasticcino”, accoccolato ai suoi
piedi, i figli di sette e tre anni a scuola o all’asilo e il marito come al
solito lontano per lavoro, Laura si ritrovò sola con la propria angoscia a
poche ore dall’arrivo in città di un uomo che la terrorizzava: Donald J.Trump.
A 39 anni, a pochi passi dai temuti “anta”, con una laurea e un master in
filosofia incorniciati a prender polvere, Laura Moser si era sempre tenuta
lontana dalla politica, pur vivendoci vicinissima. Dalla sua casa nel quartiere
di Capitol Hill a Washington, che prende appunto il nome dalla collina del
Parlamento americano, Laura vedeva ogni mattina battaglioni di uomini e donne
marciare verso il tempio della politica, ma la sua scelta, sposando un
cameramen indipendente sballottato da un lavoro all’altro, era stata di
dedicarsi alla famiglia e a i suoi figli. La vittoria di un uomo che lei
detestava l’aveva scossa come mai aveva pensato di potere essere scossa, Voleva
fare qualcosa, ma cosa poteva fare una donna sola con il gatto, dalla propria
casa? La risposta era sul tavolino accanto al divano: il suo smartphone. Dal
marito, che bazzicava il mondo della politica, aveva sentito parlare di
un’iniziativa chiamata Daily Action,
l’azione quotidiana, non il solito blog autoreferenziale, o account Twitter, o
pagina di Facebook, ma un’idea che metteva insieme le nuove possibilità aperte
dalla tecnologia e il vecchio, caro telefono. Molto scettica, e sentendosi
lievemente ridicola, come confesserà al quotidiano di Washington, il Post,
Laura seguì le istruzioni lette sul sito in rete. Non mandate email, lettere su
carta, tweet, messaggini alla Casa Bianca, dove nessuno li leggerà. Registrate
messaggi vocali che altri potranno ascoltare e poi, se li condividono, girare a
quei deputati e senatori che dovranno approvare o bocciare le scelte del Capo
e, soprattutto, trovare i soldi per realizzarle. Laura registrò alle 10 qualche
secondo di protesta contro la nomina di un ministro della Giustizia famoso,
quando era magistrato, per il suo razzismo, e pochi minuti più tardi, alle 19,
15, con sua enorme sorpresa, la centrale dei Daily Action registrò 100mila chiamate. Erano state automaticamente
inoltrate ai parlamentari, inondando le loro segreterie telefoniche. Pochi
giorni dopo la rivelazione di Laura, le strade di Washington, attorno anche
alla sua casa, come di tutte le altre città americane, si sarebbero riempite di
persone organizzate allo stesso modo, nella catena di Sant’Antonio elettronica,
senza che fossero state necessarie riunioni, meeting, assemblee, liti,
gerarchie. Chiunque da casa, camminando per strada, in auto con il vivavoce,
può registrare una comunicazione, un avviso, una protesta che potrebbe
riprodursi all’infinito, e raggiungere i parlamentari per mettere loro il fuoco
sotto la coda, È stato il meccanismo usato per mandare davanti agli aeroporti
internazionali migliaia di persone indignate per l’ingresso vietato a
viaggiatori con documenti in perfetto ordine. Avvocati sono stati allertai,
giudici, come Ann Donnelly, magistrata federale a Brooklyn che per prima
avrebbe congelato temporaneamente l’ordinanza presidenziale, sono stati buttati
giù dal letto o strappati al avolo della cena, per tenere udienze. Quando
questo possa servire a limitare l’azione della Presidenza Trump, a far
riflettere deputati e senatori, resta da vedere, e queste mobilitazioni si
scaldano con la stessa rapidità con la quale si raffreddano. Ma molte Laura
Moser hanno provato l’emozione di far parte di qualcosa, di conforto di non
sentirsi sole e impotenti. Lei stessa ha avvertito chi l’ha intervistata che,
in mezzo a tutto il trambusto e l’agitazione. Cookie, nel suo felino cinismo,
ha continuato a dormire.
Vittorio Zucconi – Opinioni – L’Espresso – 11 febbraio 2017
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