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giovedì 16 febbraio 2017

Lo Sapevate che: Ma come è intelligente la memoria ...



Tutti noi abbiamo un assistente instancabile inesauribile che ci segue 24ore su 24 ed è capace sia di registrare con zelo i nostri appunti sia di sostenerci con consigli utili ad affrontare situazioni impreviste. È efficiente, un po' come un computer, ma anche creativo. Una vera e propria intelligenza, insomma, ma non artificiale. È quella, naturalissima, della nostra memoria. A scrivere questo elogio dei nostri neuroni, sulla base di studi recenti, è il saggio La memoria geniale. Come ricordiamo, perché dimentichiamo(Rizzoli) scritto da Hannah Monyer, direttore del Dipartimento di neurologia clinica dell’Università di Heidelberg, pluripremiata in Europa per i suoi studi sulla plasticità del cervello, e Martin Gassmann, docente di filosofia nella stessa Università e studioso del rapporto tra il pensiero e la fisica del cervello.  Professoressa Monyer, nel libro sostenete che la memoria è sottovalutata. In che senso? “La memoria non è, come molti pensano, un semplice archivio statico dove si ripongono e da cui si estraggono i ricordi. È invece una forza dinamica che, quando riceve nuove informazioni dai sensi, le confronta con quelle, inerenti allo stesso fatto, oggetto o persona, che erano già stipate nella corteccia cerebrale. Lo fa per aggiornare queste ultime, se appaiono troppo difformi e obsolete per essere utili nel presente. Ma c’è di più: la memoria può offrirci soluzioni alle quali non potremmo arrivare tramite il semplice ragionamento”. Che cosa vuol dire? “Sarà capitato a molti di coricarsi arrovellandosi su un problema e di accorgersi, la mattina dopo, che la soluzione si è formata all’improvviso nella mente. Non è soltanto intuizione: è merito della memoria. Durante il sonno, infatti il cervello la usa per ripercorrere ciò che abbiamo lo usa per ripercorrere ciò che abbiamo fatto nella realtà, e sperimentarne le più curiose e originali variazioni. Il sonno, grazie alla memoria, è un laboratorio di scenari alternativi che ci rendono più eclettici e creativi nelle decisioni che prenderemo poi da svegli: a volte possiamo risolvere un problema che ci angustiava proprio per averlo esaminato durante il sonno da altre prospettive. Compresi punti di vista che non sono “nostri” in senso stretto…”. Davvero possiamo vedere qualcosa da un punto di vista diverso dal nostro? “Nei sogni sì. Lo abbiamo capito notando che esiste un’area cerebrale attiva durante i sogni a occhi aperti, ma non durante i sogni notturni: il precuneo. È un’area che sappiamo avere a che fare con la percezione del sé negli eventi. Ecco perché nei sogni notturni ci capita di non sapere bene di chi siano gli occhi con cui assistiamo agli avvenimenti del sogno. (..). E questo “eclettismo notturno” ci aiuta, lei dice, nella vita di tutti i giorni… “Un essere vivente dotato di una buona memoria episodica affronta meglio la vita, perché, grazie anche agli scenari alternativi per le sue azioni che esplora nel sonno, può anticipare esiti negativi di decisioni mai prese e ha le alternative sott’occhio ancora prima che diventi urgente cerare nuove strade rispetto al corso normale delle sue azioni. (..). Questo consolidamento quando avviene? “Sempre durante il sonno, ma nella fase di sonno profondo che precede il sonno rem. Studiando questa fase in laboratorio, abbiamo visto una cosa sorprendente. Abbiamo lasciato un topolino libero di esplorare uno spazio, registrando tutto il lavoro dei suoi neuroni di posizione. Quando il topo si è addormentato abbiamo visto che nel sonno si attivavano gli stessi identici neuroni nell’ordine preciso della sua passeggiata mattutina. Ma non era un semplice replay: tutto avveniva circa venti volte più velocemente! È durante questa compressione delle esperienze diurne che l’ippocampo le trasmette alla corteccia cerebrale perché rimangano come ricordi a lungo termine. (..). Sempre che la memoria ci assista. A proposito: perché con il passare degli anni tendiamo a dimentica sempre più cose? “Sfatiamo un mito: l’età, perlomeno nei cervelli sani, non comporta una demolizione della memoria, ma una sua ristrutturazione. Le cose che dimentichiamo da anziani sono soprattutto quelle che non ci servono più: è una specie di ottimizzazione delle risorse. Certo, è vero che diventano più difficili tre delle operazioni che consolidano i ricordi: il rafforzamento delle sinapsi, la creazione di nuove sinapsi e la produzione di nuovi neuroni. Ma questo non significa che si arrestino del tutto. (..). Studiando i canarini adulti abbiamo capito che non è così Smettono di cantare in autunno e ricominciano in primavera. Sa perché? Perché in autunno muoiono alcuni neuroni dove i canarini conservano le loro melodie. E in primavera nascono nuovi neuroni in quegli stessi punti. È il processo della neurogenesi, e dipende dalle staminali nel cervello: ovviamente le staminali non possono dividersi all’infinito, e prima o poi scarseggiano, Ma si è visto che con l’esercizio -   sia fisico che mnemonico – e se si evita lo stress, la neurogenesi dura più a lungo.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 10 febbraio 2017

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