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lunedì 27 febbraio 2017

Lo Sapevate Che: Quante cose si possono imparare da un furto...



Quanti Homeless del Bronx si possono sfamare spendendo 500 dollari in un McDonald’s? La catenafast-food propone un ventaglio di prezzi da ,49 dollari per i Chicken Mc Nuggets (pollo) a 8,49 per un maxi-hamburger con patatine e bibita. Facciamo una via di mezzo, con 5 dollari ti sfami, 500 dollari pagano il pasto a 100 senzatetto. È la scena che m’immagino ripetersi per molte sere nel Bronx. A pagare il conto è una Visa con su scritto Federico Rampini, proprietà la Repubblica. Strano sogno? Il fatto è che qualcuno mi ha rubato elettronicamente (clonato) la carta di credito di servizio, quella che Repubblica dà ai giornalisti per coprire spese di lavoro come voli e hotel durante le trasferte. Poi ha cominciato a usarla tutte le sere, sempre nello stesso McDonald’s del Bronx. Partito da 300 dollari, è arrivato a 500. Ha sperimentato la variante Burger King, poi è tornato al suo junk-food preferito. È la ragione per cui, quando ho visto quegli addebiti sull’estratto conto, ho capito che era truffa. Non metto piede in un McDonald’s da 30 anni. L’ultima volta coincise con la mia – prima e ultima – ulcera. I medici lo dicono da decenni, Michelle Obama ne fece una missione: il fast food è tra le cause dell’epidemia di obesità, diabete, malattie cardiovascolari, che colpisce gli americani soprattutto poveri (e chi nel resto del mondo si lascia contagiare). Ma della frode mi accorsi tardi: un mese dopo che era cominciato il banchetto da McDonald’s. Non verifico continuamente gli addebiti sulla Visa di servizio, ero abituato a fidarmi dei loro controlli di sicurezza. In casi simili in passato bloccavano subito la carta di credito clonata, stavolta i controllori hanno dormito. Per loro forse mi stavo suicidando, tutte le sere in un fast-food a ingozzarmi di cento hamburger? O in alternativa puntavo a farmi licenziare per abuso evidente? Ho imparato qualcosa. Primo: controllare spesso gli estratti conto online, mai fidarsi che le banche facciano il loro dovere. Secondo: purtroppo il ladro non è un Robin Hood che rubava a Repubblica per sfamare gli homeless, bensì un furbo con un complice disposto a “strisciare” ogni sera sulla macchinetta della carta di credito dei conti improbabili. Terzo: in queste frodi è complicato ricostruire chi paga. Il ladro la fa franca al 99%, nessuno ha interesse a fare indagini serie. Tanto, in apparenza siamo tutti protetti. Io sono l’ignara vittima del furto elettronico, ma la carta non è mia, è dell’azienda che mi dà lavoro. L’azienda non ci rimette perché le Visa hanno un’assicurazione anti-frode, purché l’illecito sia denunciato entro 60 giorni. La Deutsche Bank italiana, che emette le nostre Visa aziendali, a sua volta è assicurata. Ho scoperto qui un piccolo segreto quando ho protestato con la banca per l’inefficienza dei controlli. La Deutsche Bank non fa neppure vigilanza in proprio. Il loro servizio anti-frode mi ha rivolto le sue scuse e ha promesso di indagare, presso la società esterna a cui hanno delegato anche questo mestiere. Le banche fanno sempre più outsourcing, magari a qualche ufficio in India o nelle Filippine. Alla fine, insomma, chi paga? I clienti, perché il costo delle mega-polizze assicurative viene spalmato sempre su gli stessi. Gli unici che in questa storia non c’entrano sono gli homeless. Il mio sogno su Robin Hood era un po' diverso: il junk-food non andrebbe augurato neanche a loro. Quando mia moglie Stefania va con la Comunità di Sant’Egidio a distribuire pasti a decine di senzatetto che dormono a Central Station, il pasto è fatto di minestre calde di verdure preparate in casa dalle volontarie, panini con insalata e formaggio. Essere povero non è una ragione per farsi avvelenare.
Federico Rampini – Opinioni – Donna di Repubblica – 18 febbraio 2017 -

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