Sapevamo che del maiale non si butta via niente. Ora possiamo
dirlo anche delle mele. Perché gli scarti, come torsoli e bucce, sono ricchi di
cellulosa e zuccheri da riutilizzare. Per produrre carta, per esempio. Il primo
a pensarci è stato l’ingegnere altoatesino Alberto Volcan, che ha usato un
metodo poi sviluppato dalla Frumat di Bolzano. Così è nata “cartamela”, con la
quale si fanno carta igienica, rotoli da cucina, fazzolettini da naso, scatole
per il packaging. In cinque anni il quantitativo di scarti usato per realizzare
questi prodotti ecosostenibili è passato da 0 a 30 tonnellate al mese. Ora,
dopo la carta, Frumat sta pensando di realizzare anche “pelle mela”,
un’ecopelle destinata alla legatoria, alle calzature e ai rivestimenti di
divani e sedie. L’idea parte dal brevetto di un particolare procedimento di
essicazione. Gli scarti delle mele vengono sottoposti a un trattamento di
disidratazione, raffreddamento e macinazione che va a bloccarne decadimento e
fermentazione lasciando inalterato il contenuto di zuccheri e di cellulosa. Il
prodotto finito costa in media un 10 per cento in più rispetto ad analoghi
presenti sul mercato, dice l’azienda. Ma è un costo che viene ammortizzato: gli
scarti delle mele, per la loro acidità, rientrano infatti tra i “rifiuti
speciali” e quindi hanno un costo maggiorato per lo smaltimento in discarica.
Giovanna Lodato – Il Venerdì di Repubblica – 20 febbraio 2015
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