Far arrivare a
destinazione le
mazzette è sempre stato un problema. Chiunque può rubare una valigetta piena di
banconote o fingere di non averla ricevuta. Per questo a Roma nel 2006 un
imprenditore delle cliniche affidava le consegne delle bustarelle a un
ufficiale dei carabinieri. E – stando alle intercettazioni – per far recapitare
i fondi neri di Finmeccanica ai partiti ci si rivolgeva a Massimo Carminati.
L’ultima storia di tangenti a perdere emersa riguarda un milione svanito nel
nulla. E’ una parte dei soldi girati da Mirco Salsi, ex vicepresidente della
Confartigianato di Reggio Emilia, a Maria Rosa Gelmi per inserirsi negli appalti
per le mense delle carceri e di altri enti. I quattrini dovevano servire per corrompere
due ex assessori di Brescia e il direttore del penitenziario di Bergamo,
Antonio Porcino. Quest’ultimo, secondo il racconto della donna ai pm, avrebbe
“ricevuto in totale circa 300 mila euro provenienti da Salsi”. L’imprenditore
però, non ha riscontri sul versamento del resto del malloppo. E non potendo
rivolgersi alla magistratura, ha chiesto aiuto all’ufficio di riscossione della
‘ndrangheta emiliana. è constatato in un capo di imputazione dell’inchiesta
Aemilia dell’Antimafia di Bologna. Il filone corruzione, al contrario, non ha
ancora avuto un seguito. Simile La Vicenda di due imprenditori mantovani.
Tramite un procacciatore d’affari, erano finiti nelle mani di Giuseppe Mei: un
avvocato barese che gira l’Italia millantando amicizie al ministero della
Giustizia. I due incauti lombardi gli hanno messo in mano una mazzetta di 500
mila euro, chiesta per fargli vincere un appalto da 10 milioni. Dopo aver
intascato i soldi, però, l’avvocato scompare. E a questo punto vengono di nuovo
ingaggiati i picciotti di Equi-ndrangheta per mettere ordine nel sottobosco
truffaldino delle bustarelle perdute.
Giovanni Tizian – L’Espresso – 26 marzo 2015 -
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