Era da molti 8 marzo che gli uomini non avevano sentito il
bisogno o il dovere (o l’ipocrisia) di esprimersi quasi in massa a favore delle
donne. Questa volta tutti a trovarle fantastiche e meglio dei maschi. A questo
punto forse è arrivato il momento di fissare una data per celebrare anche gli
uomini (tralasciando la festa del papà). Che da un po’ di tempo paiono tornati
agli anni ’70, quando facevano autocoscienza contro i loro peccati maschilisti,
e oggi si ritrovano se non pentiti, almeno portati alla riflessione, sempre più
confusi e insicuri. E finalmente vorrebbero capirle le donne, cosa che ben
pochi hanno tentato di fare nei secoli; e anche quei pochi hanno troppo spesso
sbagliato, ritenendole come loro le pensavano, come volevano che fossero, come
dovevano essere, cosa vuoi, come corresti che io fossi? (..). Però anche noi
non ci siamo chieste veramente, al di là dei nostri bisogni e sentimenti, chi
sono davvero, cosa vogliono, cosa pensano che noi pensiamo di loro, come
vorremmo che fossero e non sono.(..). Capire gli uomini come noi vorremmo che
gli uomini ci capissero, e ammesso che anche noi si sia riuscite a capirci, non
è solo questione di erotismo ma soprattutto di genere. Nei secoli, proibendo alle
donne istruzione, professioni, sacerdozio, vita militare, non solo si
escludevano dal potere rendendole inferiori. Ma venivano tenute lontano, rese
impotenti, obbligate alla casa, per impedire che il loro mistero e diversità e
possibile pericolosità si intrufolasse nella società maschile: l’esercito, la
guerra, il seminario, la Chiesa, qualsiasi professione. Oggi solo l’Islam più
violento o fragile impone quasta separazione privando le donne di tutto ciò che
potrebbe assicurare loro la libertà e in situazioni di arcaico terrorismo,
usando lo stupro come arma definitiva per umiliare e schiacciare le donne, ed
esaltare la maschilità, e usare la violenza per proteggersi dal valore delle
donne. Nei Pesi occidentali le donne sono ormai dappertutto, anche in mondi un
tempo sigillati come l’esercito e da noi la separazione netta resiste solo
nella chiesa cattolica (suore e sacerdoti) i soli con possibilità di
“carriera”) e nello sport. Per il resto le donne sono dappertutto e stanno
fracassando forse non definitivamente il famoso tetto di cristallo. Questo però
non ci aiuta a capire di più gli uomini, mentre un film come l’americano
Foxcatcher ci conferma un sospetto: esiste e forse esisterà sempre una società
maschile impenetrabile, che si sente più libera e sicura tenendo fuori le donne
anche quando le amano moltissimo, la madre, la compagna, l’amante, come un
accessorio indispensabile al loro benessere, alla loro completezza e felicità
Il bel film di Bennet Miller ci racconta di questa squadra di campioni di lotta
libera che vivono insieme per prepararsi alle Olimpiadi, nella villa di un
solitario miliardario che ama quello sport povero. Quando gareggiano, i loro
corpi si uniscono in una specie di armonia, i loro silenzi li affratellano, la
violenza li placa. Alla festa dell’uomo, se mai la istituiranno, il regalo
potrebbe appunto essere non la magnolia, ma una vacanza liberata dalla nostra
presenza e vissuta tra uomini.
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 21 marzo 2015
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