Come Dire. La lingua è una cosa meravigliosa. Vi
piace o non vi piace che la Rai abbia per esempio tre tg di orientamento
politico diverso? Se non vi piace la chiamte lottizzazione, se vi piace lo
chiamate pluralismo. Vi piace o non vi piace che lo Stato finanzi la scuola
privata (che già, se cattolica, ha sconti sull’Imu)? Se non vi piace è
violazione della Costituzione, se vi piace è diritto di scelta e pluralismo. La
nostra nazione dovrebbe chiamarsi Italie, come le Marche e già gli Abruzzi e le
Puglie: è plurale, e dunque è affascinata dal pluralismo. Fa fatica a riformare
il bicameralismo, considera la famiglia (cioè la coppia eterosessuale) e non
l’individuo alla base della società, non “lascia lavorare” i leader
monocratici. Pluralismi maiestatici, e non certo di modestia, strutturano la
nostra vita sociale. Il plurale è una cosa meravigliosa, per cui se uno dice
“l’album, gli alba”, “il forum, i fora”, “il plenum, i plena”, “ i referendum,
i referenda” lo prendono giustamente per matto. Ma se dice “il curriculum, i
curriculum” salta fuori un facondo premier che agita la matita blu. “Si deve
dire: i currucula!”, decreta d’urgenza. La ministra glottologa seduta vicino a
lui non fa opposizione, per non remare contro. Ma chissà se quando comperano
più di una di quelle matite non le chiamino, così, per innovare e essere
coerenti, “matite bla”. Sarà neutro plurale anche quello, a occhio. Anagramma:
pluralismo – il mal ripulso.
Stefano Bartezzaghi – L’Espresso – 26 marzo 2015 -
Nessun commento:
Posta un commento