C’era Una Volta Roma
Ladrona, e non era
nemmeno un secolo fa. C’era anche la Padania, in nome della quale si bruciava
il tricolore, e che guardava alla Baviera, dove però regnano da sempre i
cristiano sociali della Csu tedesca oggi stretti alleati di governo dell’odiata
Angela Merkel. C’era pure voglia di secessione, con tanto di fucili bergamaschi
al seguito pronti all’uso. E c’era papà Silvio che aveva coperto i debiti della
“padania”, quotidiano leghista in profondo rosso, e più tardi spingerà la
Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani a salvare la banca cara a Umberto Bossi.
Che per l’uno e l’altro soccorso giurò eterno amore al Cav. Ma tutto questo
avveniva l’altro ieri…Oggi Matteo Salvini fa finta di niente e preferisce
piazza del Popolo, luogo-simbolo della politique politici enne in salsa romana,
e da lì si rivolge anche ai nati sotto la linea Gotica sfoderando moine,
sorrisi,inviti ad ascoltare il nuovo verbo della Lega che fu Nord e oggi è dei
popoli, e che spera di tracimare dalle valli fino a Napoli e ancora più giù.
(..). Gli Slogan Sono
Quelli Noti:
Europa matrigna; via la riforma Fornero imposta dalla tecnocrazia di Bruxelles;
magari tornasse la povera liretta che garantirebbe crescita e progresso,
insomma si stava meglio quando si stava peggio. Più o meno gli ingredienti che
hanno finora premiato destra razzista (Front National in Francia), nuova
sinistra (Syriza in Grecia e Podemos in Spagna) e populismo protestatario
all’italiana (5Stelle). Il linguaggio mescola con spregiudicatezza burbanze
padane, razzismo da bar, vaffa grillini, comumismo spiegato al popolo e
nostalgie ecologico-rurali. Collante, l’insulto. Una miscela fatta apposta per
attirare ceti incazzati con la politica, umiliati dalla crisi e dimenticati da
una destra in rotta. E visto che, come ripete l’altro Matteo, destra e sinistra
sono ricordi del passato, ecco la Lega ex federalista e secessionista diventare
super nazionalista, tanto nessuno se ne accorge, e poi che importa. Anche se la
ricetta rimanda a pagine nere. E ad alleati imbarazzanti. Salvini corre ad
abbracciare Marine Le Pen; fa il tifo per Vladimir Putin, dimenticando la
scelta di campo che fece il Senatùr: “I nostri fratelli ceceni hanno bisogno
dei fucili padani”; qui, infine, sceglie come compagni di viaggio Giorgia
Meloni e Casa Pound, cioè quanto di più vecchio e polveroso abbia prodotto il
neofascismo romano. (..) A remare contro Salvini è proprio la sua scelta
estrema che poco ci azzecca con l’elettorato moderato che ha fatto la fortuna
del berlusconismo; ma d’altra parte ad
aiutarlo c’è lo sfascio della destra, divisa e senza leader. Forse Però Il Suo Obiettivo è molto più a portata di mano: resuscitare un movimento
messo all’angolo per la vecchiezza dei contenuti e gli scandali da casta, e
concorrere a incrinare il bipolarismo verso il quale si è incamminata la
politica italiana: un Grillo di qua e un
Grillo di là per infastidire i nuovi equilibri della Repubblica. A modo suo
anche questo Matteo vuole rottamare, ma per farlo ricomincia purtroppo dal
punto più basso. E più nero.
Bruno
Manfellotto – Questa settimana – www.lespresso.it
–@bmanfellotto – 12 marzo 2015
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