Chi Le Vorrebbe Chiuse ai militanti, chi aperte anche ai
passanti. Cgi le considera una tassa obbligatoria, chi una mancia volontaria.
Grillo le tiene in rete, Berlusconi non ne vuol sapere, Renzi ci ha costruito il
suo potere. E Salvini, pure. E la Meloni, idem. E nel 2012 Francantonio
Genovese (il più votato in Italia tra le file del Pd), che però adesso sta in
galera. E’ la legge delle primarie, bellezza! O si tratta invece di monnezza?
Per sciogliere il quesito, non c’è che da chiedere al Partito democratico. Lo
specialista del ramo, dato che in Italia le primarie debuttarono a sinistra,
nel 2005. Negli Stati Uniti le conoscevano già da un secolo e mezzo (la prima
esperienza si consumò in Pennsylvania il 9 settembre 1847); però meglio tardi
che mai. Allora vinse Prodi, con oltre 3 milioni di consensi. Dopo d’allora
hanno perso tutto, ma soprattutto ha perso il sentimento della legalità. Ultimo
episodio della serie: le primarie per scegliere il candidato del Pd a succedere
ai Borboni, nel regno di Campania. Dove ha vinto l’ineleggibile: Vincenzo De
Luca ha infatti una condanna (in primo grado) sul groppone, sicchè per la legge
Severino la sua poltrona è fuorilegge. Questa però è la regola, non
l’eccezione. Sempre a Napoli, nel 2011, Andrea Cozzolino strappò la candidatura
a sindaco grazie al voto in massa dei cinesi, mentre fra Scampia e
Secondigliano rimbalzavano le prove di brogli elettorali; e le primarie vennero
annullate. Più di recente, sulle primarie di Ercolano ha allungato le unghie la
camorra, tanto da innescare un’inchiesta giudiziaria. Ma non succede solo nel
Mezzogiorno, terra di brigantaggio fin dall’Ottocento. Succede altresì nel
Settentrione, come mostra l’esperienza delle primarie liguri. A gennaio la
Commissione dei garanti del Pd ne ha invalidato l’esito in 13 seggi, dopo 28
segnalazioni d’irregolarità: voti comprati, estorti con minacce, inquinati in
varia guisa. Sicchè lo sconfitto, Sergio Cofferati, è uscito dal Pd sbattendo
la porta. (..). C’è Modo D’Arginare lo sfacelo? S’ che c’è con una legge.
Perché il far west conviene ai malviventi, e perché in Italia gli sceriffi sono
pochi, e s’alleano non di rado con i banditi. Sull’alta sponda dell’oceano,
negli Usa ciascuno Stato ha la sua legge. Talvolta votano unicamente i membri
del partito, talvolta i sostenitori che s’iscrivono anzitempo in un apposito
registro, talvolta tutti i cittadini. Ma le regole in ogni caso sono chiare,
non vengono cambiate in corsa per sgambettare l’avversario, ed è lo Stato che
detta regole al partito, non il partito allo Stato. Viceversa qui abbiamo in
circolo due leggi regionali (in Toscana dal 2004, in Calabria dal 2°009), non
esattamente scritte con la penna di Licurgo; e nessuna legge nazionale. Il
tentativo d’introdurle nell’Italicum, rendendole obbligatorie e vincolanti, è
finito in un buco nell’acqua. Hai visto mai, magari a quel punto gli elettori
avrebbero anche potuto prenderle sul serio. Pericolo scampato: le primarie, in
Italia, non sono mai una cosa seria.
Michele Ainis – Legge e Libertà – www.lespresso.it- michele.ainis@unitoma3.it
– 12-marzo-2015
Nessun commento:
Posta un commento