In quante bolle
speculative stiamo vivendo e quale sarà la prossima a esplodere? Sono passati
sette anni dalla crisi cominciata con il crollo dei mutui americani e il fallimento
della Lehman Brothers e il mondo degli economisti, i guru del nostro tempo, si
divide, grosso modo, in due tendenze opposte. C’è chi è convinto che la crisi sia ormai
alle spalle e sia già in atto una ripresa lenta a partire, ma destinata a
durare a lungo e in grado di riportare in pochi anni in alto occupazione e
reddito, ai livelli di prima e forse anche oltre. A questi ottimisti non
mancano gli argomenti e i dati concreti, dal basso prezzo del petrolio ai
record di Wall Steet, alla ripresa del commercio mondiale nel 2014 a ritmi del5
per cento, dopo anni bui. Questi cantori delle magnifiche sorti e progressive
sono la schiacciante maggioranza. Esiste poi invece una piccola minoranza di
ultra pessimisti che annunciano l’apocalisse. Per costoro la ripresa sbandierata
è soltanto l’ultima delle bolle speculative a esplodere a breve con una potenza
distruttiva devastante. Anche da questa parte gli argomenti abbondano. In
fondo, che cosa è cambiato dal 2008? L’economia malata che ha prodotto la
grande depressione non è cambiata: la finalizzazione estrema dell’economia, la
concentrazione progressiva della ricchezza in poche mani, le banche che giocano
i risparmi dei cittadini ai tavoli di un capitalismo da casinò, Il volume dei
derivati è ancora alimentato fino a 700 miliardi, dieci volte il Pil mondiale.
Le azioni di Wall Street schizzano alle stelle senza alcun legame con la
produzione reale, i valori immobiliari sono tornati a gonfiarsi, circolano
nuove fonti di credito (e debito) che paiono poggiare su calcoli folli. Per
esempio i prestiti d’onore agli studenti che hanno sostituito i famigerati
subprime, secondo la stessa logica. Oggi i soli studenti statunitensi sono
indebitati con le banche per 1.200 miliardi di dollari, una media di 20 mila a
testa. Con l’occupazione giovanile (reale) e i salari in calo continuo, quando
e quanti li potranno restituire? La vittoria di Obama è stata la risposta allo
scoppio di una bolla economica, mediatica e politica. Non era vero nulla.
Saddam non aveva l’atomica, non esistevano le basi terroristiche in Irak, non
c’erano le garanzie per i mutui e i bilanci certificati dalle agenzie di rating
erano falsi. Bisogna voltare pagina, si disse allora, ma forse si trattava di
uscire da una bolla per entrare in un’altra.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 13
marzo 2015 -
Nessun commento:
Posta un commento