Forse Non Sono Il Solo a domandarsi, senza retorica, cosa
spinga le persone ad accettare alcuni stili di vita e rifiutarne altri. Se è la
profonda diversità dalle proprie abitudini, la mancanza di comprensione, il
timore che qualcosa nelle proprie vite possa cambiare se solo si provasse a
comprendere quel che di profondamente diverso vediamo attorno a noi. In Italia
la cultura cattolica, pur se ci diciamo atei cresciuti al di fuori della
comunità religiosa, è architrave del nostro quotidiano, soprattutto nel senso
di colpa, atavico e inestinguibile. Qualsiasi sacrificio non servirà a lavarlo,
lo porteremo con noi in ogni momento della nostra vita, qualunque sia la nostra
professione.(..). Non lontano da noi, nel mondo della riforma protestante, c’è
un altro modo di concepire il lavoro, il guadagno e la vita, non migliore ma
diverso. Il lavoro non è un castigo di Dio inflitto all’uomo, ma l’unico modo
attraverso cui trovare salvezza. Non c’è nulla di sconveniente nel guadagnare,
è la mancanza di guadagno, anzi, a essere stigmatizzata.(..). E Ora Veniamo
alle terze vie. A quelle vie che non riusciamo ancora a contemplare. Le terze
vie crescono all’interno delle società stesse, maturano dai suoi fallimenti e
diventano visibili solo quando ormai adulte. Le terze vie sono fatte di
allontanamenti, di spostamenti, di persone che vanno via a fare qualsiasi tipo
di lavoro, da quelli che implicano alto grado di specializzazione, a quelli che
presuppongono tanta buona volontà e capacità di adattamento.(..). E poi ci sono
i Rom. Quelli che Matteo Salvini (un po’ ovunque) e Gianluca Buonanno da
Corrado Formigli, hanno recentemente definito “rompiballe ai semafori” e
“feccia della società”. Alle Invasioni Barbariche e a Piazza Pulita il pubblico
ha applaudito. Il pubblico ha applaudito. Lo riscriverei altre cento volte
perché davvero non potevo credere che a tali parole, così banalmente aggressive
– l’aggressività di Salvini è semplice, basica, da ultras brillo, e non ha
creato nemmeno una nuova grammatica d’odio come per esempio Marine Le Pen in
Francia – il pubblico potesse applaudire. Una terza via che non è scelta, anche
se molti la credono tale, con le leggende metropolitane dei rapimenti di
bambini, dei denti d’oro, dei matrimoni opulenti, dei milioni che i rom tirano
su a 5 centesimi alla volta. Ilaria Urbani, un’amica giornalista, ha scritto un
interessante articolo su cosa viene scritto sulle carte di identità delle
persone che vivono nel campo nomadi a Scampia: “Napoli, viale della Resistenza
185 Isolato NOMADI “. Isolato nomadi, ovvero ghetto, ovvero persone che vivono
in un ghetto. E questo messo nero su bianco sul documento di riconoscimento,
perché a nessuno sfugga quella diversità. Mi domando chi avrà dato ai
funzionari del comune tali direttive. E Poi Mi Viene in mente un brano di un genio del
pensiero nichilista contemporaneo, Gianfranco Marziano. Si intitola “I
zincari”. Il protagonista, dopo aver subito una serie di furti attribuiti alla
comunità locale di zingari, invece di radicalizzarsi e prendersela con loro,
come farebbe un Salvini qualunque, va alla ricerca del campo rom e quando lo
trova chiede: “Scusate, siete coi i zincari? Ma mica me ne posso venire con
voi?”.
Roberto Saviano – l’antitaliano www.lespresso.it - L’Espresso – 19 marzo 2015 -
Nessun commento:
Posta un commento