Chi avev sperato di poter usare il caso Grecia come leva per
aprire una breccia nella cappa di austerità che frena l’economia di tanta
Europa ora può soltanto raccogliere i cocci delle proprie illusioni. Sì, ad
Atene sono stai concessi quattro mesi di ossigeno finanziario ovvero il tempo
minimo necessario per arrivare a nuove intese che evitino lo sbocco drammatico
di un’uscita di quel Paese dall’euro. Al momento, quindi, appare anche
scongiurata la minaccia di un effetto domino sull’intero sistema della moneta
unica. Ma per il resto nulla è cambiato: la partita europea è stata dominata
dalla squadra tedesca e dal suo gioco ispirato al più gretto catenaccio
contabile. (..). Certo, Quello Della Grecia non era il terreno ideale su cui
ingaggiare uno scontro contro la funesta idolatria del rigore “uber alles”. Non
lo era a causa dei disastri combinati dai passati governi di Atene e neppure
oggi per la plateale imperizia diplomatica messa a nudo a più riprese da Alexis
Tsipras e dal suo ministro Varoufakis. Ma proprio per questo – una volta
superata l’emergenza battente del caso Grecia – torna in primo piano quello che
rimane il nodo cruciale ovvero la fuoriuscita da una “ideologia tedesca” che
sta sempre più frazionando l’Unione in due sottosistemi degli interessi
dissonanti. (..). A fare qualcosa per tenere insieme questi due convogli, che
la “lex germanica” rischia di far procedere sempre di più su rotte divergenti,
ci sta provando solo la Banca centrale di Francoforte. Scatta, infatti, in
questi giorni il grande piano di acquisti di titoli che con fatica Mario Draghi
è riuscito a far approvare dal vertice Bce. Benefici da questa manovra verranno
sicuramente, ma è non meno certo che non saranno tali da supplire all’assenza
di una svolta nelle politiche di bilancio dell’Unione se queste restano
ancorate alle regole obsolete di trattati sottoscritti in tempi nei quali
l’avvenire appariva radioso per tutti. Né va dimenticato che l’arma monetaria
opera come una corda: efficace nello stringere ma molto meno nello spingere.
Purtroppo, il condominio di potere abborracciato a Bruxelles fra partiti
popolari e socialisti si sta dimostrando sempre più una gabbia nella quale i
primi – sotto la prevalente guida tedesca – comandano e i secondi balbettano.
In un’inquietante proiezione a livello continentale degli stessi rapporti di
forza che guidano la coalizione di governo in Germania. (..).“E’ La Loro Ora Migliore”, disse Winston Churchill quando le armate tedesche
dilagavano vittoriose per l’Europa dalle rive dell’Atlantico al Caucaso, Parole
calzanti anche oggi per chiosare l’egemonia politica che Berlino e soci stanno
esercitando sulle scelte economiche dell’unione monetaria. Ma, a differenza di
allora, ciò che manca drammaticamente all’Europa attuale è un Paese e un leader
in grado di contrastare la cieca deriva rigorista imperante. Sarà, come dice il
ministro Padoan, che sul caso Grecia hanno vinto tutti. Se non si mette il
rilancio della crescita in cima all’agenda europea, presto avremo perso tutti.
Massimo Riva – Avviso ai naviganti – L’Espresso – 5 marzo
2015 -
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