Nella recente polemica sulla presunta inutilità del liceo
classico sono rimasto perplesso circa la validità dell’argomentazione opposta a
quella di Umberto Eco dell’economista
Andrea Ichino, che ha sostenuto che invece di studiare (forse intendeva: perder tempo con) l’aoristo passivo, sarebbe
più proficuo conoscere i mitocondri. Piergiorgio Odifreddi ha poi ripreso
l’argomento proponendo di studiare la logica invece del latino. Se ho capito
bene la scelta delle materie di studio dovrebbe essere, quindi, la loro
utilità. Ma allora, come argutamente suggerisce Stefano Bartezzagni, il liceo
non dovrebbe insegnare la procedura per cambiare gli pneumatici, invece della
letteratura. Alle argomentazioni che si rifanno all’in-vece non dovrebbe
opporsi la considerazione dell’in-sieme? Quali sarebbero le obiezioni allo
studio tanto dell’aoristo passivo che dei mitocondri? Qual è la Sua opinione in
proposito?
Paolo Fratta – pamfratta@alice.it
A mio parere tutti gli ordini di studi sono buoni, a
condizione che gli studenti abbiano voglia di studiare. Cosa che oggi non è
assolutamente ovvia. Un po’ per colpa di molti insegnanti: alcuni sono troppo
anziani, altri demotivati, altri ancora del tutto disinteressati nei confronti
degli studenti che hanno davanti agli occhi tutti i giorni, e questo a scapito
degli insegnanti impegnati, che con il loro lavoro e la loro dedizione devono
supplire all’indolenza dei colleghi. Se poi usciamo dalla classe e andiamo
nelle famiglie, vediamo genitori interessati più alla promozione dei figli che
alla loro formazione. (..). Qualche mese fa l’Ocse ha collocato gli studenti
italiani all’ultimo posto in Europa per la capacità di comprendere un testo
scritto. E questo evidentemente dipende dal fatto che la scuola, fin dalle
elementari, non ha insegnato loro a leggere. Questo spiega anche perché i
giovani non comprano i giornali, dove tra l’altro a volte gli articoli, accanto
a grandi foto, sono scritti così in piccolo che neanche i vecchi, che ancora
comprano i giornali, riescono a leggerli. (..). Sono convinto che sia inutile
insistere perché frequentino scuole superiori e università ragazzi che non
hanno alcuna voglia di studiare, dal momento che, pur promossi, alla fine dei
loro corsi di studio dovranno fare i conti con la loro ignoranza, che farà la
sua sgradevole comparsa già nei primi colloqui di lavoro. Ma sono anche
convinto che un Paese con un così basso livello culturale non possa avere alcun
futuro per quante riforme si facciano. Per venire allo specifico della sua
domanda circa l’utilità o l’inutilità del liceo classico, mi pare che questa
disputa nasca dal fatto che spesso genitori e studenti ritengono che il liceo
scientifico sia più idoneo del classico a preparare i ragazzi al mondo di oggi,
governato fondamentalmente da scienza e tecnica. E qui mi pare di poter dire
che gli studi umanistici sono i più idonei a formare l’uomo e a insegnargli,
come a più riprese ricorre nei testi greci e latini, cos’è giusto, cos’è bello,
cos’è buono, cos’è vero, cosa significano sofferenza, dolore, disperazione,
morte. Ma anche gioia, coraggio, ideazione, utopia, gusto per la ricerca e,mi
si permetta di dire, anche “figure della felicità”, perché se non si conoscono
questi scenari, che solo la cultura umanistica sa insegnare, come si fa a
pensare che un uomo possa fare bene il mestier suo, senza avere ben radicato
dentro ciò che fa di un uomo, prima e a sostegno delle sue competenze, un uomo?
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 7 marzo- 2015 -
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