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giovedì 26 marzo 2015

Lo Sapevate Che: La Libertà è un diritto, la bestemmia no...



 La notizia su un notissimo quotidiano: “ Prima la Francia, ora la Danimarca. Il terrorismo di matrice islamica attacca di nuovo la libertà di parola”. C’è qualcosa che non quadra, ma nessuno se ne accorge. Allora leggiamo la sentenza della Cassazione del 27 marzo 1992, riguardo all’art.724 del Codice Penale: “ Assurdo e fuori luogo è di voler ricondurre la bestemmia alla manifestazione del pensiero e alla libertà costituzionalmente  garantita di tale manifestazione (sia sotto il profilo dell’art. 21 che dell’art.19 che, del primo, costituisce specifica enunciazione). (..)Ed è pur superfluo il rilievo che, comunque, il diritto di libera manifestazione del pensiero trova il suo limite proprio nel divieto delle manifestazioni contrarie al buon costume (art.21 ult. comma, Costituzione)”.(..).Il titolo avrebbe dovuto essere: “Il terrorismo di matrice islamica attacca di nuovo la libertà di blasfemia”. E’ come se il comico Alessandro Siani, criticato per la battuta infelice sul bambino obeso a Sanremo, anziché scusarsi come ha fatto, avesse replicato: “ Qualcuno Sta attaccando la mia libertà di parola”. Detto questo, poicheè viene fuori sempre una obiezione poco intelligente, mi vedo per l’ennesima volta costretta a ripetere: alla libertà di blasfemia non si può rispondere con la violenza. Ma non è superfluo dirlo?
Elisa Merlo – lisamer@tiscali.it
No, non è assolutamente superfluo dire e ripetere che la violenza non è mai la risposta giusta, neppure quando è motivata da un’offesa vera o presunta. Questa affermazione viene prima, assolutamente prima di ogni considerazione relativa non dico all’opportunità, ma soprattutto alla legittimità, di fare dell’ironia, in ambito religioso, in nome della libertà di pensiero, di parola e di espressione. E le ragioni sono facilmente intuibili. La religione è un fenomeno pre-razionale che investe sentimenti ed emozioni molto radicati in coloro che credono, perché nella religione essi trovano il fondamento e la radice della propria identità e della propria appartenenza. La libertà di pensiero, di parola e di espressione sono conquiste che la cultura occidentale ha guadagnato con grande fatica emancipandosi, con la Rivoluzione Francese, proprio dalla religione che fino allora aveva governato la vita anche di noi occidentali.(..). Esserci emancipati dalla religione ed essere approdati alla laicità della ragione, a cui appartiene la libertà di pensiero, di parola e di espressione, io lo considero un valore, perché in ambito razionale ci si può sempre intendere, i conflitti si possono comporre, le distanze ridurre. Cosa che invece non può avvenire se il confronto ha luogo in quell’ambito pre-razionale tipico delle religioni, perché li le differenze non sono “di posizione”, ma “antropologiche”, quindi non conoscono mediazioni perché in gioco ci sono le figure pre-razionali dell’identità e dell’appartenenza, con tutto il corredo dei simboli che le consacrano.(..) come la libertà di ognuno di noi ha il suo limite nel diritto all’esercizio della libertà dell’altro, così la nostra libertà di pensiero, di parola e di espressione, in cui riconosciamo uno dei calori della nostra identità occidentale, non può in alcun modo offendere i sentimenti religiosi in cui altre culture riconoscono la loro identità e la loro appartenenza. Altrimenti anche il nostro laicismo che ci ha emancipato da quello sfondo pre-razionale proprio delle religioni, si colora di fondamentalismo.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 21 marzo 2015 -

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