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lunedì 5 maggio 2014

Lo Sapevate Che: Solo un uomo giovane poteva far posto alle donne....



Renzi è cresciuto in un’era libera dagli schemi delle differenze di genere.
Per questo ha fatto spazio alle coetanee

Una valanga di donne, di colpo, si è materializzata ai vertici delle aziende di Stato. Non donne qualsiasi, donne di eccellenza e sapienza, ancora giovani, che finalmente, già occupando nell’ombra posti di prestigio, sono uscite dall’anonimato, salite sulle poltrone su cui da sempre erano abbarbicati i maschi che parevano inamovibili. Naturalmente chi non ama i cambiamenti, o non li ritiene mai abbastanza radicali, ha subito brontolato che va bene, da adesso ci sono tanti presidenti donne nei punti più importanti del potere politico-economico, però, in quanto presidenti, senza poteri operativi, cioè decisionali. Si vedrà. Ma intanto una grande conquista è la visibilità, il fatto che bisognerà abituarsi alle donne nei punti nevralgici non solo governativi del Paese, che la cosa non apparirà più né una stravaganza né un capriccio né una casualità, né un errore passeggero. Ho ricordi che segnano i primi cambiamenti del passato. E per esempio, quando negli ospedali le donne medico cominciarono a non essere più una rarità, le donne stesse provavano diffidenza verso di loro: se  i medici erano sempre stati uomini doveva esserci qualche ragione, meglio fidarsi poco di un medichessa, che a certe persone pareva un vero azzardo, una dubbia novità. Un avvocato donna? Cosa poteva saperne rispetto a un uomo che da generazioni esercitava un mestiere prettamente maschile, come del resto tutte le professioni importanti? E le giornaliste? C’era certo qualche fenomeno, donne che seguivano la guerra in Vietnam o che scavavano coraggiosamente nei segreti di Stato, ma erano poi davvero credibili? E le altre, brave nei giornali femminili, a occuparsi di moda e ricette, ma guai se osavano altro, il giornalismo dei quotidiani era cosa da maschi: giusto una donna su trecento uomini poteva bastare per assicurare la democrazia della stampa italiana. Ricordo un mio celebre collega, grandissimo giornalista, che non riusciva a capacitarsi di esser stato multato da un vigile donna, la cui massima colpa era quella di non sorridere. Ma se ti dà la multa un vigile maschio, gli chiesi, gli consenti di essere serio? Certo, ma una donna deve sempre sorridere, se no che donna è? Infatti, è una donna-vigile, e i vigili non sorridono. Non lo convinsi semplicemente perché l’errore era proprio quello, che una donna non se ne stesse a casa a preparare la pasta ma pretendesse di stare in strada a regolare il traffico. Come un uomo, Tornando ancora più indietro: “Donne al volante pericolo costante”. Figurati se mai le donne avrebbero imparato davvero a guidare, questa assurda invasione femminile in campo maschile (ed ogni campo era praticamente maschile), un po’ era ridicola, un po’ pericolosa, non segno di progresso ma di caos. Anche il cinema cominciò a prenderle in giro: si rideva della donna a capo di un’azienda in quanto bruttina e zitella, si rideva della vigilessa troppo ligia ai suoi doveri, si rideva della patrona del premio letterario interpretata da un attore uomo, per la sua teatrale concupiscenza verso giovani poeti. Le donne sono state molto pazienti, hanno perseverato, sono penetrate ovunque, nessuno ci fa più caso. C’è stato qualche tentennamento in politica, dopo le prime grandi donne del dopoguerra, dopo l’invasione delle belle per il capriccio del capo, si è discusso di quote rosa per decenni: in questo caso non per diffidenza verso il genere femminile, ma per mantenere il potere che conta in quota maschile. Se il giovane premier Matteo Renzi, continuamente attaccato da nemici e amici, soprattutto questi costantemente lividi nei confronti della sua incrollabile bonomia, verrà ricordato, sarà anche per aver proceduto alla più logica delle rottamazioni non solo generazionali. Dare spazio senza diffidenza né calcolo all’esperienza delle donne, alle sue coetanee con cui si è abituato a vivere e condividere, ad ascoltare e a capire, ad ammirare e a credere in loro. Solo un uomo giovane poteva farlo, uno non cresciuto dentro i vecchi schemi tradizionali ancora carichi di secoli di storia di separazione dei generi, di esclusione delle donne oltre i confini domestici. Credo appunto nel grande potere della visibilità. Donne ovunque, a ogni livello, senza bisogno di quote, in ragione del loro valore e di una generazione maschile giovane che non ha paura delle donne.
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 3 maggio 2014 -
 

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