Come amare l’orco
europeo
Il nuovo Parlamento di Bruxelles conterà molto
più che in passato. Riuscirà ad
avvicinare le istituzioni comunitarie ai cittadini? Potrebbe e con
un’assicurazione sulla disoccupazione
Il dibattito elettorale è così concentrato sulla politica
nostrana che molti si dimenticano che il 25 maggio eleggeremo un parlamento
europeo. Si è vero, nella mente di molti italiani il Parlamento europeo
assomiglia al nostro Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro: un organismo
consultivo, pleonastico e costoso, utile solo a parcheggiare qualche cariatide
politica.
Questa impressione, seppur vera in passato, non corrisponde
più alla realtà. Dopo il Trattato di Lisbona, faticosamente approvato nel 2007
ed entrato in vigore a fine 2009, i poteri del Parlamento europeo sono
accresciuti. Volendo, il Parlamento europeo conta, eccome.
Innanzitutto sarà determinante, per la prima volta, nella
scelta del Presidente della Commissione europea (il “governo” europeo).
Barroso, l’attuale presidente, è stato nominato dal Consiglio europeo, ovvero
l’insieme dei capi di governo dell’Unione europea (Ue). Anche se sarà sempre il
Consiglio europeo ad indicare il prossimo presidente, lo dovrà fare tenendo
conto dei risultati elettorali e il candidato prescelto dovrà ottenere la
fiducia del Parlamento europeo.
Il Trattato Di Lisbona aumenta anche il potere legislativo
del Parlamento. Per la maggior parte delle materie l’Unione europea è oggi una
specie di sistema bicamerale, dove il Consiglio europeo rappresenta una camera
e il Parlamento europeo l’altra. Il voto alle europee, quindi, potrebbe
influenzare molto la vita di tutti noi. Anzi, alla lunga, lo farà più del voto
alle politiche nazionali. Ma oggi?
Se, nonostante il potere che stanno per delegare, molti
italiani ignorano la dimensione europea di queste elezioni, la colpa è
principalmente della politica europea. Ad eccezione della lista Tsipras e dei
Verdi, che presentano un’alternativa radicale, non si capisce quale diversa
visione di Europa hanno i candidati. In che modo l’Europa di Jean-Claude
Junker, candidato del Partito popolare europeo, sarà diversa da quella del
socialista Martin Schulz o del liberale Guy Verhofstadt? Manca un’idea forte di
come ciascun candidato possa cambiare per il meglio la vita dei cittadini
europei.
Eppure Una Semplice
Idea ci sarebbe: la
creazione di un’assicurazione europea contro la disoccupazione, ovvero di
un’assicurazione pagata con soldi europei ed amministrata con metodi e
personale europeo. La prossima commissione potrebbe proporla nel suo primo
budget che presenterà al Parlamento. La sua attuazione oggi renderebbe la vita
più facile a tutti i cittadini del Sud d’Europa. Ma perché mai il Nord d’Europa
dovrebbe accettarla?
Perché non è una forma di ridistribuzione unidirezionale: la
disoccupazione in Germania nel 2006 era più elevata che in Spagna e Italia.
Perché si tratta di una forma di unione fiscale più leggera della condivisione
dei debiti, che i paesi del Nord Europa rifiutano totalmente. Perché è una forma
di redistribuzione fiscale necessaria per permettere ad un’area monetaria
comune di sopravvivere senza eccessive tensioni sociali. Perché è un aiuto vero
ai paesi in difficoltà: un rilassamento dei limiti sul deficit pubblico non
farebbe che aumentare lo stock di debito dei paesi del Sud Europa, peggiorando
la loro solvibilità nel lungo periodo. Infine poiché è un sistema che, dando
direttamente i soldi nelle mani dei cittadini, taglia fuori l’inefficienza e la
corruzione presenti nelle amministrazioni pubbliche del Sud Europa. Se si
temono i falsi disoccupati, basta affidare ai tedeschi l’amministrazione del
sussidio n Italia e agli Italiani in Germania.
Un’assicurazione contro la disoccupazione europea renderebbe
tangibile il beneficio dell’Ue. Finora l’Europa è stata usata come molti
cattivi genitori usano l’orco cattivo, per spaventare i figli e costringerli a
fare quello che loro vogliono. Dovremmo forse stupirci che gli Italiani abbiano
smesso di amare l’Europa?
D’altra parte la Ue è arrivata, anche se in modo imperfetto,
a un sistema di assicurazione europea dei depositi bancari. Perché non
assicurare anche i cittadini? Altrimenti rischia di aver ragione chi dice che
questa è l’Europa delle banche e non della gente.
Luigi Zingales – L’Espresso – 22 maggio 2014
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