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giovedì 29 maggio 2014

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Quelli che ai comizi vendono fumo

Ancora una volta ci siamo fatti riconoscere in Europa per una campagna elettorale provinciale, fatta in gran parte di propaganda ingannevole. Sta agli elettori riuscire a non farsi più raggirare

Mai come stavolta si era vista una campagna elettorale per il parlamento di Strasburgo così dominata un po’ dappertutto nei paesi dell’Unione da forze contestatrici anche radicali del progetto stesso di costruzione dell’Europa. Perfino in Italia, considerata per decenni una nazione fra le più “europeiste” del continente, i gruppi eurofobici hanno tenuto banco, si può dire quasi incontrastati, sia nei comizi di piazza sia nei confronti televisivi. In particolare, le opposizioni all’attuale maggioranza politica hanno sfruttato l’occasione propagandistica per sparare, attraverso il bersaglio europeo, contro il governo in carica. Con il fine esplicito di trasformare il voto per Strasburgo in una sorta di referendum popolare sul gabinetto guidato da Matteo Renzi.
In Altre Parole, una volta di più, ci siamo fatti riconoscere in Europa per il gretto provincialismo nel quale in Italia si cade e si ricade quando si tratti di dibattere serie questioni attinenti ai rapporti fra interesse nazionale e visione internazionale. Tanto che i problemi cruciali di questa difficile fase della costruzione europea hanno finito per essere affrontati in termini quanto mai rozzi, contraddittori, superficiali, perché piegati a intenti propagandistici e sovente addirittura volgarmente truffaldini. La credibilità del paese oltre confine non ne ha certo ricavato benefici ma – e ciò è per certi versi anche più allarmante – gli stessi elettori italiani sono stati trattati alla stregua di poveri gonzi a cui si può far passare per buono qualunque intruglio purché spacciato con astuta abilità manipolatoria.
Un campione conclamato di questa tecnica di vendita del fumo è sicuramente Beppe Grillo che, mescolando battute da avanspettacolo con lazzi da fiera paesana, ha ridotto il (suo) discorso politico a un’esibizione comica, di rado ormai divertente e comunque priva di contenuti seri. Magari finirà pure per mietere ampi consensi nelle urne ma certo non spendibili per quella sua promessa di spezzarle reni alla Merkel che v urlando nei comizi a voce inutilmente sempre più alta.
Non meno inquietante per distacco dalla realtà economica e politica oltre che per malcelata volontà di abbindolare l’elettorato è la predicazione anti-euro da parte degli esponenti della Lega. Che Matteo Salvini voglia strizzare l’occhio a tanti piccoli imprenditori nostalgici dei bei tempi (per loro) in cui i conti delle aziende malgestite venivano aggiustati con una robusta svalutazione della lira è una sua scelta. Ma al suo elettorato dovrebbe avere almeno la franchezza di riconoscere qualche vistosa contraddizione di una simile strategia. Basti un esempio: ai milioni di famiglie italiane che già faticavano a reggere il mutuo sulla propria casa, il loquace segretario leghista vorrebbe almeno spiegare che con il ritorno alla lira gli interessi su quei mutui potrebbero triplicare o anche peggio? Chi pensa di votare Lega perché vede nell’euro la causa dei suoi mali è sicuro, insomma, di avere fatto  bene i conti di casa propria? L’aspetto più odioso di questa propaganda leghista è che essa nasconde agli elettori che vorrebbe conquistare il danno micidiale che molti di loro subirebbero proprio dall’abbandono dell’euro.
Ma Un Autentico Capolavoro di doppiezza politica è quello di Silvio Berlusconi. Per differenziarsi dall’antieuropeismo più gridato dei Grillo e dei Salvini, Forza Italia ha scelto come obiettivo principale dei suoi attacchi la Germania e la politica del rigore impersonata da Angela Merkel, alla quale si imputa pure di aver brigato per la caduta dell’ultimo governo Berlusconi. Peccato però che la stessa Forza Italia sia schierata in questa competizione a fianco dell’ultimo governo Berlusconi. Peccato però che la stessa Forza Italia sia schierata in questa competizione a fianco del Partito popolare europeo che ha le sue radici più robuste proprio in Germania e candida alla presidenza della Commissione di Bruxelles quel Jean Claude Junker che è stato anche l’alfiere delle politiche di austerità. Continueranno ancora gli italiani a lasciarsi raggirare da simili imbonitori? La risposta è solo nelle loro mani.
Massimo Riva – 29 maggio 2014

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