Tagliare la spesa e
crescere lo stesso
Mettere in ordine i
conti pubblici non è certo sufficiente a far ripartire la ripresa economica.
Ma le due cose non sono
per nulla incompatibili.
Ecco qualche ricetta da
adottare immediatamente.
Rispettando anche
l’equità sociale
Come rilanciare la crescita riducendo la spesa pubblica?
L’Italia e altri paesi europei sono alle prese con questo dilemma che sembra
d’impossibile soluzione. La speranza che bastasse mettere in ordine i conti
pubblici per vedere la ripresa economica è morta subito, perché essa abitava
solo nella mente di qualche dilettante liberista. In effetti i tagli di spesa
pubblica hanno generato in tutta l’Europa un clima di deflazione, con il
risultato che il reddito è sceso anche in termini di valore. In Italia il Pil è
calato dello 0,6 per cento in valore nel 2013, ciò che ha contribuito alla
crescita del rapporto Debito/Pil, a significare che le politiche di sola
austerità non servono neppure agli scopi per cui esse sono state concepite.
Se Non Si Può Aumentare il disavanzo pubblico e
bisogna ridurre il debito, allora la strada da percorrere è quella delle
modifiche nella composizione della spesa e delle entrate pubbliche. Un po’
quello che ha già fatto Renzi con il bonus di 80 euro in busta paga. Questo
bonus è stato finanziato anche con nuove entrate fiscali, tanto che qualcuno
sostiene che il suo effetto sui consumi sarà nullo perché le famiglie
riceveranno qualche soldo in più ma pagheranno anche qualche tassa in più. Ma
non è così. Se si aumentano le tasse su chi ha redditi elevati e si danno soldi
a chi ha redditi bassi, aumenta la spesa per consumi, perchè i bassi redditi
spenderanno tutte le nuove risorse mentre gli alti redditi avrebbero
risparmiato parte del reddito assorbito dalle nuove tasse.
In effetti, è possibile puntare su una maggiore crescita
della domanda anche senza aumentare il disavanzo pubblico, agendo sulla
composizione delle spese e delle entrate. Ma qui si tratta di far crescere un
po’ anche l’inflazione per avere un Pil che cresca anche in valore. Ecco allora
una modalità. Lo Stato trasferisce al settore dei trasporti (treni, autobus, navi e aerei)
somme non trascurabili alfine di mantenere basse le tariffe e consentire agli
italiani spostamenti accessibili. Questa è una pratica seguita in tutti i
paesi, ma nel nostro si è esagerato. Il costo dei biglietti per i trasporti
nelle città è estremamente basso rispetto a quello di altri paesi. Non solo, ma
tale costo basso non è riservato a chi ha bisogno di spostarsi per lavoro o
studio e non ha un reddito sufficiente. Il costo è basso per tutti, ricchi e
poveri, turisti e lavoratori.
Lo Stato Potrebbe
Ridurre
significativamente questi trasferimenti e far aumentare di conseguenza le
tariffe dei trasporti. Per tutelare le categorie che avrebbero i maggiori danni
da questa misura, si potrebbero istituire degli abbonamenti a prezzo ridotto
individuali relativi ai soli percorsi (andata e ritorno) per lavoro e studio
nei soli giorni lavorativi della settimana. Così facendo, sarebbero tutelate le
categorie bisognose, i prezzi del trasporto aumenterebbero generando maggiore
gettito per le società di trasporto (in genere pubbliche) e ci sarebbe anche
una maggiore inflazione che “aiuterebbe” la crescita del Pil in valore.
Un discorso analogo andrebbe fatto per i trasferimenti ai
Comuni. Questi trasferimenti andrebbero ridotti o aboliti e andrebbe consentito
ai Comuni di aumentare le tasse locali sulla casa fino allo loro compensazione.
I soldi risparmiati dallo Stato andrebbero utilizzati per finanziare il sistema
d’indennità di disoccupazione universale, che includa anche chi perde un lavoro
temporaneo (oggi 3 milioni di disoccupati non hanno alcuna indennità). Così
facendo, le indennità per i disoccupati sarebbero pagate dai proprietari delle
case con un sistema che distingua chi ha una casa di lusso da chi ha una
abitazione modesta. Ci sarebbe più giustizia sociale e maggiore crescita,
perché ne beneficerebbe la domanda di consumo.
Le vie per aumentare la crescita economica a parità di
disavanzo pubblico non sono infinite, ma quelle che esistono vanno imboccate
rapidamente.
Innocenzo Cipolletta – L’Espresso – 16 maggio 2014
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