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domenica 18 maggio 2014

Lo Sapevate Che: Si Può Fare.....




Tagliare la spesa e crescere lo stesso

Mettere in ordine i conti pubblici non è certo sufficiente a far ripartire la ripresa economica.
Ma le due cose non sono per nulla incompatibili.
Ecco qualche ricetta da adottare immediatamente.
Rispettando anche l’equità sociale

Come rilanciare la crescita riducendo la spesa pubblica? L’Italia e altri paesi europei sono alle prese con questo dilemma che sembra d’impossibile soluzione. La speranza che bastasse mettere in ordine i conti pubblici per vedere la ripresa economica è morta subito, perché essa abitava solo nella mente di qualche dilettante liberista. In effetti i tagli di spesa pubblica hanno generato in tutta l’Europa un clima di deflazione, con il risultato che il reddito è sceso anche in termini di valore. In Italia il Pil è calato dello 0,6 per cento in valore nel 2013, ciò che ha contribuito alla crescita del rapporto Debito/Pil, a significare che le politiche di sola austerità non servono neppure agli scopi per cui esse sono state concepite.
Se Non Si Può Aumentare il disavanzo pubblico e bisogna ridurre il debito, allora la strada da percorrere è quella delle modifiche nella composizione della spesa e delle entrate pubbliche. Un po’ quello che ha già fatto Renzi con il bonus di 80 euro in busta paga. Questo bonus è stato finanziato anche con nuove entrate fiscali, tanto che qualcuno sostiene che il suo effetto sui consumi sarà nullo perché le famiglie riceveranno qualche soldo in più ma pagheranno anche qualche tassa in più. Ma non è così. Se si aumentano le tasse su chi ha redditi elevati e si danno soldi a chi ha redditi bassi, aumenta la spesa per consumi, perchè i bassi redditi spenderanno tutte le nuove risorse mentre gli alti redditi avrebbero risparmiato parte del reddito assorbito dalle nuove tasse.
In effetti, è possibile puntare su una maggiore crescita della domanda anche senza aumentare il disavanzo pubblico, agendo sulla composizione delle spese e delle entrate. Ma qui si tratta di far crescere un po’ anche l’inflazione per avere un Pil che cresca anche in valore. Ecco allora una modalità. Lo Stato trasferisce al settore dei  trasporti (treni, autobus, navi e aerei) somme non trascurabili alfine di mantenere basse le tariffe e consentire agli italiani spostamenti accessibili. Questa è una pratica seguita in tutti i paesi, ma nel nostro si è esagerato. Il costo dei biglietti per i trasporti nelle città è estremamente basso rispetto a quello di altri paesi. Non solo, ma tale costo basso non è riservato a chi ha bisogno di spostarsi per lavoro o studio e non ha un reddito sufficiente. Il costo è basso per tutti, ricchi e poveri, turisti e lavoratori.
Lo Stato Potrebbe Ridurre significativamente questi trasferimenti e far aumentare di conseguenza le tariffe dei trasporti. Per tutelare le categorie che avrebbero i maggiori danni da questa misura, si potrebbero istituire degli abbonamenti a prezzo ridotto individuali relativi ai soli percorsi (andata e ritorno) per lavoro e studio nei soli giorni lavorativi della settimana. Così facendo, sarebbero tutelate le categorie bisognose, i prezzi del trasporto aumenterebbero generando maggiore gettito per le società di trasporto (in genere pubbliche) e ci sarebbe anche una maggiore inflazione che “aiuterebbe” la crescita del Pil in valore.
Un discorso analogo andrebbe fatto per i trasferimenti ai Comuni. Questi trasferimenti andrebbero ridotti o aboliti e andrebbe consentito ai Comuni di aumentare le tasse locali sulla casa fino allo loro compensazione. I soldi risparmiati dallo Stato andrebbero utilizzati per finanziare il sistema d’indennità di disoccupazione universale, che includa anche chi perde un lavoro temporaneo (oggi 3 milioni di disoccupati non hanno alcuna indennità). Così facendo, le indennità per i disoccupati sarebbero pagate dai proprietari delle case con un sistema che distingua chi ha una casa di lusso da chi ha una abitazione modesta. Ci sarebbe più giustizia sociale e maggiore crescita, perché ne beneficerebbe la domanda di consumo.
Le vie per aumentare la crescita economica a parità di disavanzo pubblico non sono infinite, ma quelle che esistono vanno imboccate rapidamente.
Innocenzo Cipolletta – L’Espresso – 16 maggio 2014

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