L’Italia che non può
fare una buona legge
Sull’immigrazione
Come ogni vigilia
elettorale, è scattato anche stavolta l’allarme sbarchi clandestini. Per metà
problema è reale, per metà speculazione politica, ed è diventato ormai
difficile fare sull’immigrazione un discorso non si dice civile, ma almeno di
buon senso. L’Europa
non ha una politica comune sull’immigrazione, come non l’ha su tutte le
questioni più importanti nella vita dei cittadini, dal lavoro al fisco, dalla
politica estera alla difesa al debito pubblico. Gli Stati europei viaggiano
ciascuno per conto proprio, con politiche locali fatalmente limitate in tempi
di globalizzazione. L’Italia, fra tutti, non ha nemmeno una vera e propria
legge sull’immigrazione.
La Bossi-Fini, de facto,
non è una legge sull’immigrazione ma un provvedimento sul mercato del lavoro,
per essere precisi una legge a favore del lavoro nero. Non è servita a limitare
la clandestinità, come testimoniano le cifre degli sbarchi, ma piuttosto a
garantire un’enorme massa di manodopera a basso costo, legioni di straniere
senza diritti disposti a lavorare in qualsiasi condizione e a salari ridicoli,
a tutto danno dei lavoratori italiani. L’inganno populista però ha funzionato
alla perfezione. Gli operai che hanno perso il posto per colpa della Bossi-Fini
e sono una moltitudine, sono i più strenui oppositori a un cambiamento delle
politiche sull’immigrazione, visto come un pericoloso abbassamento della
guardia.
Oltre a non avere una vera legge sull’immigrazione, non
abbiamo neppure una legge sul diritto d’asilo. Molti dei poveri cristi che
sbarcano sulle nostre coste sono in realtà famiglie in fuga da guerre. Guerre
che sono peraltro combattute con armi europee e fomentate dalle fiorenti
industrie d’armamenti tedesche, francesi, italiane, inglesi. Quando si usa la
retorica del “aiutiamoli a casa loro”, ecco bisognerebbe considerare che il
primo passo per aiutarli a casa loro è non vendere armi. Come dice anche il
papa, mica Lenin. La maggior parte dei poveri cristi non vorrebbe fermarsi in
Italia, ma vi è costretta sempre dai vincoli della legge italiana. Una legge
europea sul diritto d’asilo risolverebbe la gran parte dei problemi di
Lampedusa e dintorni.
Il fatto è che per fare una legge seria sull’immigrazione
bisognerebbe mettere intorno a un tavolo chi davvero e sul campo lavora su
migranti e rifugiati, le associazioni di volontariato cattoliche e laiche,
l’Arci, le chiese evangeliche, un pugno di sindaci eroici, a partire da Giusi
Nicolini di Lampedusa. Fin tanto che saranno politicanti ignoranti e affamati
di voti a decidere, non ne usciremo mai.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 9 maggio 2014
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