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mercoledì 14 maggio 2014

Lo Sapevate Che: Il tumore al seno (raro ma sottovalutato) che colpisce gli uomini



 
In Italia 400 casi l’anno e, spesso tardive, si studia la possibilità di utilizzare le cure efficaci per le donne

Milano. Raro, misconosciuto e circondato ancora da uno stigma che la sua forma più nota, quella femminile, ha in gran parte perso. Il tumore della mammella maschile ha un’incidenza che è circa 100 volte inferiore a quella del suo omologo più noto (400  i casi ogni anno in Italia) e per questo è ancora oggi una neoplasia in parte oscura. Ma nel tempo, e con l’avvento dei grandi gruppi di studio internazionali, la raccolta di informazioni è diventata sempre più efficiente, e sta facendo compiere grandi passi in avanti nella conoscenza delle sue peculiarità e delle sue analogie con il tumore femminile.
La rete più importante è il Male Breast Cancer Pooling Project, un network coordinato dal National Cancer Institute statunitense, che raccoglie 21 studi epidemiologici svolti in Nord America ed Europa, per un totale di 2.400 casi. Agli studi prendono parte anche gli epidemiologi dell’Istituto Mario Negri di Milano coordinati da Eva Negri e autori, in passato, di lavori sull’argomento finanziati anche da Airc.
Spiega Eva Negri: “Abbiamo capito che in alcuni aspetti questi tumori sono del tutto simili a quelli delle donne: per esempio, alcune mutazioni dei geni Brca 1 e 2 di altri geni noti. Inoltre gli estrogeni, presenti anche nell’organismo maschile, giovano in entrambi i tumori un ruolo molto importante. Inoltre oggi sappiamo che, quanto a fattori di rischio, questo tumore assomiglia a quello delle donne in menopausa, ed è più frequente negli uomini obesi”.
Queste e altre informazioni stanno portando a verificare l’efficacia di farmaci utilizzati da anni nelle donne come il tamoxifene, gli inibitori delle aromatasi e il trastuzumab. Per il momento però è presto per trasferire agli uomini le terapie usate per le donne, anche perché i tessuti coinvolti potrebbero essere solo in parte simili, si continuano perciò a utilizzare gli schemi classici di chemioterapia, dopo l’asportazione chirurgica. Nel frattempo si intensificano gli sforzi per battere quello che è il vero handicap della malattia: il ritardo nella diagnosi, dovuto al fatto che pochi (tanto tra i malati quanto tra i medici non specialisti) ne riconoscono i segni, e che al controllo delle mammelle come le donne e stentano ad approfondire eventuali anomalie come piccoli noduli.
“Bisogna aumentare la vigilanza e aiutare gli uomini a considerare questo tumore come tutti gli altri, senza timori o inibizioni di sorta: solo così, e con terapie sempre più mirate” conclude l’epidemiologa “potremo ottenere gli stessi successi che abbiamo nelle donne”.
Agnese Codignola – Venerdì di Repubblica - 9 maggio 2014

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