Sì, stiamo fermi ma da
vent’anni
Circola in Europa un
cauto ottimismo sulla ripresa. Che altrove si avverte
più che da noi. Dove i guai sono iniziati molto prima della
crisi e non si
è frenato l’aumento del
debito. Perché nessun governo ha osato andare
contro le molte Caste
Ancora pochi giorni e, passate le elezioni, capiremo che cosa
hanno in animo di fare i governi di mezza Europa. Se davvero pensano che sia
arrivata l’ora di stimolare una crescita finora impedita o nana. Le premesse ci
sono. Ormai è diffusa la critica alle politiche di austerity, all’inizio
contestate da pochi (come Joseph Stiglitz) e poi confessate
dall’amministrazione Obama. Tanto che gli stessi – economisti, agenzie di
raiting, austeri commissari di Bruxelles – che nell’inverno di due anni fa
intonavano il de profundis dell’euro, oggi cavalcano un cauto ottimismo.
Giurano che la moneta unica sopravviverà. E che il rigore può solo essere di
breve durata.
Se tutto ciò sia sincero, o solo strategia per raffreddare diffuse
tentazioni populiste, lo sapremo presto. Per ora, ciò che emerge dagli ultimi
report della Commissione europea è che una ripresa c’è, ma ancora assai debole;
che l’inflazione non cresce, anzi; e che l’Europa marcia a tre velocità. In
testa c’è la Germania di Angela Merkel, e questa non è una notizia; a sorpresa
si muovono Spagna, Portogallo e Grecia che ieri hanno accettato consistenti
aiuti europei e ora si sono liberati di ogni patronage; e in coda c’è la povera
Italietta, con un Pil minore del 2007 e danni all’economia che si stimano
superiori a quelli della Grande Depressione.
L’Italia Di Monti, si ricorderà, in uno scatto di
orgoglio nazionale rifiutò l’aiuto europeo impegnandosi a un taglio drastico
della spesa pubblica che però, nonostante il rigore calvinista di Enrico Bondi,
ha portato a poco; né è riuscita ad abbattere barriere antiche e ad avviare la
crescita. Non deve sorprendere. E’ da più di vent’anni – basta scorrere la
serie storica dell’Istat – che il Pil cresce dello zero virgola o dell’uno
virgola, e comunque sempre la metà della media europea, anche quando non
c’erano vincoli e fiscal compact; che a dispetto di tagli di spesa annunciati e
di aumenti di tasse praticati il debito pubblico non è calato, anzi è cresciuto
nell’illusione che servisse a favorire un barlume di crescita. Insomma, non
serve sfiorare i tetti al debito se non si scende in guerra contro burocrazie,
corruzione, privilegi, rendite di posizione…. E però né Berlusconi imprenditore
e non politico; né Mario Monti, bocconiano svincolato dai partiti; né l’enfant
prodige Enrico Letta sono riusciti a
incidere su caste e mandarini. Ce la può fare Renzi?
La Battaglia Riguarda un esercito ben più vasto della casta processata da Stella
& Rizzo. Sei anni fa, mentre la crisi incalzava, Edmondo Berselli – mi
piace citarlo di nuovo – spiegava che la politica si andava riducendo a format
televisivo, audience e talk show: “Il format è dannatamente efficace, perché
permette a una maggioranza sociale dispersa, anonima, prima di riconoscersi,
poi di autoassolversi (nessuno è colpevole, nella soap in cui tutti i cattivi,
pochi, sono immediatamente riconoscibili), e infine sostenere l’azione delle
autorità contro questi imprecisati cattivi soggetti, a cui possono essere assegnate tutte le responsabilità…il pubblico
si auto interpreta ogni volta come una moltitudine di bravi e onesti cittadini,
stupefatti, e anzi angosciati, di fronte all’impazzimento dei meccanismi della
politica, agli sprechi, alle piccole e grandi corruzioni delle strutture
pubbliche”.
E ancora: “Il format è infallibile perché sgrava la
coscienza: c’è un’altra Italia, là sullo sfondo, a cui dare la colpa. Un’Italia
fortunatamente minoritaria, insignificante anche numericamente rispetto ai
sessanta milioni di italiani brava gente, i quali possono deprecare scuotendo
la testa il residuo milione di cattivi soggetti. Il contenuto populista del
format è fortissimo: in primo luogo perché inibisce qualsiasi distinguo.
Sottilizzare è vietato: non vorrete stare dalla parte dei fannulloni, o dei
corrotti…bisogna licenziare gli assenteisti, mandare a domicilio le visite
fiscali, colpire i fannulloni nel vivo dello stipendio, mettere in galera i
corrotti e tenerceli”. E, avrebbe forse aggiunto oggi Eddy, uscire dall’Euro….
Beppe Grillo, l’ha capito e mentre spara vaffa, non entra nel
cuore dei problemi veri (per esempio l’evasione fiscale). E così continuerà.
Finché non gli si leverà l’acqua in cui sguazza. Ricominciando a crescere.
Twitter@bmanfellotto
Bruno Manfellotto – L’Espresso – 15 maggio 2014 –
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