E quant’altro
Per fortuna alcune
parole di moda come “attimino” o “esatto” sono tramontate. Molto meglio certi
neologismi giovanili. Alcuni ne ho adottati: mitico, lecchino, rinco,
allungato, bollito, caramba, tamarro e fancazzista
E’ ovvio che persone che hanno raggiunto un’età sinodale
siano infastidite dallo sviluppo della lingua, non riuscendo ad accettare i
nuovi usi degli adolescenti. E la loro unica speranza è che questi usi durino
lo spazio di un mattino, così come è accaduto con espressioni come “matusa”
(anni Cinquanta-Sessanta, e chi la impiega ancora si rivela appunto, lui o lei,
come matusa) o “bestiale” (ho udito che era ragazza nei lontani anni
Cinquanta). Però sino a che i nuovi usi circolano tra i ragazzi, direi che sono
affari loro, talora molto divertenti. Diventano urtanti quando ci coinvolgono.
Non ho mai potuto sopportare, diciamo dagli Ottanta in
avanti, che mi si chiamasse “prof”. Forse che un ingegnere lo si chiama “ing” e
un avvocato “avv” ? Al massimo si chiamava “doc” un dottore, ma era nel West, e
di solito il dot stava morendo alcolizzato.
Non E’ Che Abbia Mai Protestato esplicitamente, anche
perché l’iso rivelava una certa affettuosa confidenza, ma la cosa mi dava noia
e me la dà ancora. Meglio quando nel ’68 gli studenti e i bidelli mi chiamavano
Umberto e mi davano del tu. Chissà perché quando uno dice “prof” mi viene in
mente uno con la faccia di Ricky Memphis.
Un’altra cosa a cui ero abituato è che le donne si dividevano
in bionde e brune. A un certo punto “bruna” è diventato forse fuori moda e
certo a me evoca le canzoni degli anni Quaranta e le pettinature con la
frangetta. Fatto sta che a un certo punto non solo i ragazzi ma anche gli
adulti hanno iniziato a parlare di una “mora” ( e l’altro giorno ho letto su un
giornale che un ballerino classico è un bel moro). Orribile espressione, perché
ai tempi andati “mora” veniva riservato alle odalische musulmane che danzavano
sui cadaveri degli ultimi difensori di Famagosta, e oggi mi evoca il richiamo
scurrile di un maschiaccio in canottiera che grida a una ragazza che passa
“ehi, bella mora!”, e fatalmente si pensa alle maggiorate fisiche di Boccasile,
o a giovani italiane che vincevano il concorso Cinquenila Lire Per Un Sorriso,
olezzanti di profumi nazional popolari e con una foresta sotto le ascelle. Ma è
così, le bionde rimangono bionde (platinate o cenere o paglierino che siano)
mentre chi ha capelli scuri diventa una mora, anche se ha il viso di Audrey
Hepburn. Insomma, preferisco gli inglesi che dicono “dark-haired” o “brunette”.
Detto Questo, non è che sia misoneista, e via via
ho assorbito nel mio lessico se non come parlante attivo almeno come
ascoltatore passivo, gasato, rugare, tavanare, sgamare, assurdo punkabbestia,
mitico, pradaiola, pacco, una cifra, lecchino, rinco, fumato, gnocca, cannare,
essere fuori come un citofono, caramba, tamarro, abelinato, fighissimo,
allupato, bollito, paglia e canna, fancazzista, taroccato, fuso, tirarsela.
Ancora giorni fa un quattordicenne mi ha informato che a Roma, anche se si
capisce ancora “marinare”, in ogni caso non si usa più “bigiare” ma si dice
“pisciare la scuola”.
Comunque, a essere sincero, preferisco i neologismi giovanili
al vizio adulto di dire a ogni piè sospinto “e quant’altro”; Non potete dire “e
così sia” o “eccetera”? Per fortuna son tramontati “attimino” ed “esatto”, per
cui l’Italia era diventato il bel paese dove l’esatto suona, ma “quant’altro”
rimane anche nei discorsi di persone serie ed è pareggiato in Francia solo
dall’uso incontenibile di “incontournable” che serve a dire (udite, udite) che
qualcosa è importante (e al massimo è imprescindibile). “Incontournable” e
qualcosa che quando lo incontri non puoi girargli intorno ma devi farci i
conti, e può essere una persona, un problema, la scadenza del pagamento delle
tasse, l’obbligo della museruola per i cani o l’esistenza di Dio.
Pazienza, meglio i vezzi linguistici che l’uso improprio
della lingua e, visto che recentemente un nostro deputato, per dire che non
l’avrebbe tirata per le lunghe, ha affermato in Parlamento che sarebbe stato
“circonciso”, sarebbe stato preferibile che si fosse limitato a dire soltanto
“sarò breve, e quant’altro”. Però, almeno non era antisemita.
Umberto Eco – L’Espresso – 8 maggio 2014
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