Perché i giornali
esisteranno sempre
Non credo a chi prevede
la scomparsa dell’informazione su carta. Ma nell’era del Web i quotidiani
devono cambiare pelle. E non rincorrere più le notizie, ma spiegarle secondo
pensiero e cultura
Uno dei dirigenti di Google News rispondendo ad alcune
domande fattegli da un giornalista sul destino dei giornali nell’era di
Internet, ha risposto di non condividere l’opinione di quanti pensano che non
ci sia più spazio né lettori per la stampa scritta su carta e forse neppure per
i libri, quale che ne sia l’argomento. D’ora in avanti – così sostengono i
cosiddetti esperti – tutto avverrà in Rete nei metodi e con il linguaggio che
alla rete più si confà.
Il linguaggio, come tutti sappiamo, è un prodotto prezioso
del pensiero e con il pensiero a sua volta interagisce. Quindi anche il
pensiero nel prossimo futuro ne sarà modificato.
Anche a me, giornalista e scrittore di libri, è accaduto in
più occasioni di riflettere su questo tema che sta penalizzando già da tre o
quattro anni le vendite dei libri e dei giornali in misura assai pesante e le
mie riflessioni mi hanno portato alla medesima conclusione del dirigente di
Google News: né i giornali né i libri scritti su carta sono destinati a
scomparire purchè vi sia un radicale mutamento dei palinsesti.
In Che Consiste Questo
Mutamento? A me
sembra evidente: consiste nel rapporto tra le notizie e i commenti e nella
diversa importanza tra i vari temi che l’attualità propone all’attenzione
dell’opinione pubblica.
Faccio qualche esempio che riguarda anzitutto la tempistica.
I giornali scritti che vanno in edicola al mattino sono composti il giorno
precedente alla loro uscita, le ultime notizie che possono ospitare sono quelle
che accadono entro l’una di notte e i lettori, quando acquistano i giornali
dalle sette del mattino in poi, quelle notizie le possono aver conosciute già
perché hanno potuto leggerle sui siti Internet di quegli stessi giornali o
ascoltarle nelle trasmissioni notturne della televisione.
I giornali scritti non possono e non debbono ignorarle ma è
del tutto inutile che le pubblichino con ampiezza; possono e debbono
riassumerle in poche righe ma possono e debbono dar loro una gerarchia
d’importanza che dipende dalla linea che quello specifico giornale ha della
realtà e che suggerisce ai suoi lettori.
E’ evidente che la stessa notizia acquista un peso specifico
diverso per un giornale nazionale rispetto ad un giornale locale e ancora di
più per un giornale italiano o per un giornale di un’altra nazione e di
un’altra lingua. Tutto dipende dal luogo dove il fatto è avvenuto ma non
soltanto dal luogo bensì anche dalla natura del fatto in questione: cronaca
nera,cronaca rosa, politica interna del paese dove il giornale viene
pubblicato, politica estera, cultura,arte, spettacoli, sport, “gossip” e
personaggi protagonisti del fatto.
Le Agenzie Di Stampa e la Rete Internet i fatti che
accadono li annunciano man mano che avvengono; i giornali scritti invece
informano i lettori non sulla base del tempo in cui sono accaduti ma dalla loro
importanza. Qui sta tutta la differenza che varia da giornale a giornale. La
“Repubblica” ha una sua visione dell’importanza di un fatto diversa da quella
del “Corriere della Sera” o della”Stampa” o del “Messaggero” e ancor più da “Le
Monde” o del “Figaro” di Parigi, del “Times” di Londra e del “Guardian”, del “New
York Times” di New York o del “Washington Post” di Washington e così via.
Ovviamente la differenza di palinsesto è ancora maggiore tra
un giornale quotidiano, un settimanale, un mensile e tra ciascuno di essi e la
tv e la rete Internet e i rispettivi siti di quest’ultima.
Il tema di fondo tra la parola scritta e quella “on line”
tuttavia è un altro ancora e riguarda il pensiero. Questo è il problema: in che
modo l’informazione on line differisce dall’informazione scritta? A me sembra
evidente. Il pensiero è soprattutto cultura, racconto, meditazione,
approfondimento dei fatti, analisi del carattere dei personaggi, strategia di
lunga durata o tattica di immediata applicazione e differenza tra l’una e
l’altra.
Queste diverse manifestazioni del pensiero che interpreta i
fatti e ne storicizza la portata ha bisogno di spazio, di uso di molteplici
parole e quindi di scrittura. La differenza tra le parole comunicate per
scritto e quelle comunicate on line può essere la stessa che passa tra una
lettera e un telegramma, tra un romanzo e un racconto, tra l’immagine dipinta
su un quadro o in un affresco e uno schizzo disegnato con pochi tratti di
matita.
Finché la nostra specie esisterà, la lettera e il telegramma,
il romanzo e il breve racconto, il quadro a olio e lo schizzo a matita avranno
tutti ragione di vivere e d’esser diffusi. Io la penso così e spero di non
sbagliarmi.
Eugenio Scalfari – L’Espresso – 29 maggio 2014
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