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martedì 20 maggio 2014

Lo Sapevate Che: Tutte le volte che diciamo: "Oggi non mi va"...



C’è chi rimanda sempre le cose che deve  fare (magari per farne altre). Pigrizia? No, come spiega uno studio americano, è una questione di geni. E, sorpresa, a rinviare di più sono gli impulsivi

“Non rimandare a domani ciò che puoi fare dopodomani”. La massima del buon vecchio Mark Twain risuona allegra nella mente dei procrastinatori. In parte lo siamo tutti: non c’è nessuno che, almeno qualche volta nella vita, non abbia rimandato ciò che avrebbe dovuto fare. C’è anche chi rimanda sistematicamente, tutto e sempre. In questo caso però la pigrizia c’entra poco. Si tratta piuttosto di un’attitudine da ricercare nel proprio patrimonio genetico.
Un recente studio dell’Università del Colorado mostra infatti che la tendenza a rimandare è determinata da fattori ereditari. Gli stessi, secondo la ricerca, a cui dobbiamo ascrivere la propensione a essere impulsivi. Osservando una serie di persone (in particolare gemelli omozigoti, con lo stesso corredo genetico) e monitorando la loro abilità a strutturare e perseguire un obiettivo portandolo a buon fine, lo studio pubblicato su Psychological Scienze propone diverse novità. Prima fra tutte la tesi che l’essere impulsivi sia un vantaggio evolutivo, poiché ha aiutato i nostri antenati nella loro sopravvivenza quotidiana. E quella che l’impulsività sia strettamente correlata con la procrastinazione. Che però è un fenomeno soltanto moderno: porsi obiettivi più a lungo termine rispetto al soddisfacimento dei bisogni primari è infatti un’attitudine piuttosto recente nella storia evolutiva dell’umanità. Ma, osservata la correlazione tra le due tendenze, ovvero il fatto che si trova negli stessi soggetti, non è chiaro se tra loro esista un nesso di casualità e quale. Agiamo impulsivamente perché, a forza di procrastinare, ci mettiamo in un angolo e ci costringiamo a prendere una decisione rapida? Oppure procrastiniamo per evitare di prendere decisioni troppo impulsive? Al di là di questo, scrive l’autore dello studio Daniel Gustavson, “sapere qualcosa di più sulla procrastinazione può aiutare a sviluppare interventi per prevenirla”
Il massimo esperto in materia di procrastinazione è però senza dubbio il filosofo americano John Perry. Docente a Stanford, (…).
Perry, diventa così una sorta di autorità mondiale sul tema e decide di aprire un sito (www.sruturedprocrastination.com) per raccogliere le esperienze tratte dalle decine di mail (…).
Alcuni dicono che ha cambiato loro la vita: avevano sempre rimandato le cose importanti, facendone altre, ma grazie a Perry non si sentono più schiacciati dal senso di colpa e sono finalmente in pace con se stessi. Insomma, essere procrastinatori significa non avere dignità come esseri umani, in grado di realizzare comunque un sacco di cose. (…)
Ci sono piccoli indizi, dice Perry, utili per capire se siete o meno procrastinatori. Se, per esempio, compilate spesso liste di cose da fare per poi godere del piacere immenso di spuntare quelle realizzate (magari quelle in basso della lista), mentre quelle più importanti, in alto, vengono ricopiate di volta in volta e procrastinate  a oltranza; oppure se avvertite il peso di una scadenza solo dopo che è passato qualche giorno (se non settimane) dal momento in cui non l’avete rispettata. Ecco allora che siete indubbiamente procrastinatori e il libro potrà aiutarvi. Perché vi permetterà vi permetterà di vederla sotto un altro punto di vista. (…).
Inutile pensare però che essere procrastinatori sia una virtù abilmente dissimulata. E’ un difetto, non si può negare (…). Del resto il grande economista e filosofo politico austriaco Friedrich von Hayek, diceva che nella vita sociale l’organizzazione spontanea è di norma più produttiva della pianificazione centralizzata. Perciò, suggerisce Perry, se siete procrastinatori strutturati come lui, non sarete i più efficienti al mondo, però potrete realizzare ugualmente un mucchio di cose anche importanti, che probabilmente non avreste mai fatto aderendo a comportamenti più “organizzati”. E soprattutto seguite il più filosofico e saggio di tutti i consigli: godetevi la vita.
Marco Filoni – Venerdì di Repubblica – 16 maggio 2014

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