Un terzo della
popolazione soffre di disturbi non riconducibili a cause organiche è l’Ipocondria. Da cui si può
guarire.
Il più famoso è Argante, il malato immaginario tratteggiato
dalla penna di Moliére. Ma, anche nella realtà, non sono poche le persone
ossessionate dalle malattie che sono convinte di avere: corrono così da un
medico all’altro e vivono in un perenne stato di ansia e agitazione.
L’ipocondria, infatti, è il lato oscuro della nostra epoca salutista.
Nonostante il costante miglioramento delle condizioni di salute e il fatto che
si goda tutti, in generale, di una maggiore aspettativa di vita rispetto a un
tempo, la gente si sente meno sana: circa un terzo della popolazione soffre di
disturbi fisici per i quali non è riscontrabile alcuna causa organica. E sempre
più persone si sentono sane solo sottoponendosi a regole di vita ferree o
vedendosi escludere con certezza una
malattia grave grazie a esami effettuati con i mezzi più avanzati. Lo sostengono
Hans Morschitzky, psicologo e psicoterapeuta, e il giornalista scientifico
Thomas Hartl nel libro Guarire la
malattia che non c’è (Urra edizioni). “I pazienti affetti da paura delle
malattie si rivolgono in media al medico una volta ogni dieci giorni. E con il
loro incessante ricorrere a esami ambulatoriali e clinici spesso gravano sul
sistema sanitario più di molti malati effettivi” afferma Morschitzky, che è
specializzato in paure e disturbi d’ansia.
In ogni caso, non si può parlare di malati immaginari, perché
gli ipocondriaci “si ammalano, nel vero senso della parola, di preoccupazioni
sul proprio stato di salute. Se il cuore palpita e la pressione sanguigna sale
temono un infarto cardiaco. I dolori addominali potrebbero indicare un cancro
allo stomaco. Spossatezza e lieve malessere generale una leucemia” E se da una
parte sperano che i controlli risultino negativi, dall’altra non riescono a
credere alle rassicurazioni del medico, per cui si sottopongono ad altri
accertamenti, in una sorta di “doctor-shopping, per dimostrare di non essere
poi così sani”. In questo modo compromettono però la qualità della propria
vita: le relazioni familiari e sociali e l’efficienza sul lavoro.
“Nell’85 per cento dei casi, gli ipocondriaci soffrono anche
di un disturbo d’ansia e per circa il 50 per cento di una forma di depressione”
precisa lo psicoterapeuta. Le cause? “Spesso gli ipocondriaci hanno alle spalle
esperienze che hanno contribuito a sviluppare la paura delle malattie. Molti,
per esempio, hanno vissuto traumi infantili, in particolare violenza fisica, ma
anche legami insicuri: la morte di un genitore, il divorzio, la separazione
della famiglia o genitori anaffettivi. Oppure sono state le malattie della
prima infanzia, e gli atteggiamenti iperprotettivi dei genitori, a favorire la
tendenza a fissarsi sulle malattie”. Con adeguati programmi di psicoterapia è
possibile educare l’ipocondriaco ad assopire la paura e a convogliare le
energie in altro.
Poi ci sono i patofobici che, per timore di scoprire d’essere
malati, non vanno dal medico. “Il nostro sistema sanitario soffre pertanto di
un paradosso” conclude Morschi “per paura delle malattie alcuni si recano dal
medico troppo spesso, altri troppo tardi”.
Simona Regina – Venerdì di Repubblica – 9 maggio 2014 -
Nessun commento:
Posta un commento