Quella pubblicità che
ci confonde e ci rincretinisce
Qualche volta mi chiedo
se è la televisione che ci rincretinisce:
che confonde le idee
all’umanità
del nostro tempo. Certo, le sue colpe le ha. Mi riferisco per
esempio alla trasmissione della pubblicità in tv. Figurarsi se io posso avere
qualche pregiudizio contro gli annunci pubblicitari: ogni giornale, quando va
bene, è tenuto in vita per metà degli annunci. E non si dice che la è l’anima
del commercio?...
Scherzi a parte: alla pubblicità non sono contrario in linea
di principio, e so di vivere in un mondo così. Ma quel che trovo intollerabile
è il modo in cui la televisione ce la rovescia addosso. Come viene viene. Così
succede che una notizia importante, magari tragica, l’annuncio di una strage o
di una scoperta sensazionale, sia interrotto dalla figura di una donna che si
lamenta perché ha la pancia gonfia e ha bisogno di una purga. Anche nei
giornali, è vero, può esserci la vicinanza inopportuna di certe notizie e certa
pubblicità, ma sono io a decidere quando leggo una cosa, quando l’altra. In
televisione la contiguità è brutale, devo aspettare che il ragazzo stitico vada
al gabinetto prima di apprendere quante vittime ha fatto un terremoto.
Possibile che questo modo di comunicare non lasci conseguenze nella nostra
testa?
Un altro fatto grave (l’ho scritto altre volte e nessuno ci
fa caso) è la confusione dei ruoli, fra il giornalista e l’agente pubblicitario.
Nei giornali stiamo attenti che i ruoli siano distinti: a Indro Montanelli (prendo
l’esempio più illustre) non sarebbe stato permesso di fare la reclame di una
soffice poltrona nella pagina in cui descriveva la rivolta di Praga. Alla
televisione la confusione dei ruoli è tranquillamente ammessa: nel senso che la
stessa persona dà una notizia e, qualche minuto dopo, diventa agente
pubblicitario.
Ho parlato nelle prime righe del incretinimento universale al
quale stiamo assistendo: possibile che la confusione dei ruoli non vi
contribuisca in modo determinante? Secondo me, l’uso dalla televisione è
decisivo. Quanto all’assunto iniziale, che stiamo a poco a poco rincretinendo,
non temo smentite.
Piero Ottone – Venerdì di Repubblica – 23 maggio 2014
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