Bufale Mortali
A poliomelite, che nel secolo scorso ha mietuto milioni di
vittime e oggi nel nostro Paese è una malattia dimenticata, è tornata di
recente alla ribalta delle cronache per via della sua ricomparsa in Siria.
Perché – come già accaduto in Afghanistan, Pakistan, Nigeria – la guerra civile
ha reso impossibile raggiungere tutti i bambini per vaccinarli. Così la
malattia fa di nuovo paura. E questa tragedia ci ricorda l’importanza dei
vaccini, l’intervento medico a basso costo che di tutti ha cambiato la nostra
salute sul pianeta.
Ma mentre leggiamo queste cronache di guerra, vediamo
dilagare leggende metropolitane che mettono in pericolo quest’arma
indispensabile di prevenzione, facendo percepire i vaccini come pericolosi. E
causando, in realtà, un grave rischio per la salute globale.
L’Inghilterra, ad esempio, è stata recentemente alle prese
con un’epidemia di morbillo che ha causato molti morti: circa un milione di
ragazzi fra i 10 e i 16 anni non vaccinati contro la malattia, la generazione
su cui ha pesato di più l’assenteismo vaccinale indotto dallo studio del 1998
che gettava ombre sul vaccino anti-morbillo ipotizzando un collegamento con
l’autismo. Una vera e propria “bufala”, è bene dirlo: lo studio è stato
ripetutamente smentito, e sull’integrità dell’autore, Andrew Wakefield, sono
stati sollevati dubbi gravissimi che hanno portato alla sua espulsione dall’ordine
dei medici inglesi.
Nonostante la comunità scientifica internazionale e l’Oms
affermino con certezza la non pericolosità dei vaccini, queste leggende
metropolitane continuano a causare una scarsa propensione delle persone alle
vaccinazioni. Im Italia, ad esempio, sono ancora poche le ragazze che decidono
di immunizzarsi contro il papilloma virus, responsabile del cancro della
cervice uterina, che ogni anno provoca la morte di 250mila donne. E’ il primo
vaccino di genere di cui disponiamo: noi che siamo un paese all’avanguardia dal
punti di vista della ricerca sui vaccini dovremmo dare il buon esempio,
promuovendone l’utilizzo fra le giovani donne e facilitando la sua diffusione
nei paesi in via di sviluppo, dove il papilloma virus miete il maggior numero
di vittime. Non facciamoci, quindi, disorientare dalle bufale: al contrario,
impegniamoci a diffondere l’utilizzo dei vaccini, in particolare nei luoghi e
per gli strati sociali che più ne hanno bisogno.
Istituto Clinico
Humanitas, Università degli Studi di Milano
Alberto Mantovani – L’Espresso – 22 maggio 2014
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