Ma Che Strana Campagna
Elettorale
I temi europei sono
stati affrontati all’inizio. Poi sono scomparsi dai radar. E tutto si è
trasformato in una sfida tra Grillo e Renzi. Il quale cerca consenso per il
governo, Perché la sua stagione comincia davvero lunedì 26maggio
Di certo è stata una campagna elettorale assai particolare.
Sembrava all’inizio che, per la prima volta, fossero proprio i temi di fondo
della costruzione europea a dettare l’agenda: l’euro e le sue conseguenze
economiche; l’incubo immigrazione; i vincoli finanziari imposti dalla Germania
di Angela Merkel, la cancellieri che anche Romano Prodi individua come
l’avversario da battere. Poi però, nelle ultime ore, l’Europa è scomparsa dai
radar italiani e i contendenti hanno finito per dimenticarla, o per evocarla al
solo scopo di indicarne difetti e limiti. Con ciò assecondando la diffusa
ondata antieuropea.
Di Europa infatti ha parlato poco Beppe Grillo, se non per
criticarla e segnalarne l’eccessiva invasività, la quasi assoluta inutilità: e
però non è per l’Europa che andiamo a votare? Non ne ha parlato volentieri
Matteo Renzi nel timore di passare o per il paladino del fiscal compact, o al
contrario per un tardo imitatore del
grillismo rampante. Per settimane (è comparso solo alla fine
in terra toscana), ha taciuto pure Enrico Letta, che più europeo di lui non si
può, e che potrebbe essere un bravo commissario della Ue. Proprio desaparecido
Mario Monti che pure si presentò e operò come il paladino di Bruxelles – “Ce lo
chiede l’Europa” - fino a passare agli occhi degli oppositori come longa manus
delle cancellerie europee.
Insomma, Alla Fine S’E’ Parlato più di larghe intese che di
debito sovrano, più di Rai, ma pensa un po’, che di rapporto debito-pil: è
diventato un derby tra i due candidati, un referendum sul governo, una scelta
tra andare avanti (Renzi) o porre le premesse per saltare tutto (Grillo),
maggioranza, governo, riforme, presidente della Repubblica…Tanto che Matteo
aveva cominciato la campagna elettorale grilleggiando alla grande, per poi
rinculare sulla scelta di fondo tra lui e l’altro, tra la responsabilità e il
vaffa (“L’Italia merita più di un vaffa, noi la cambiamo”), tra il premier e il
“buffone” (l’ha chiamato proprio così). Scelta difficile perché Grillo è stato
molto abile a sfruttare crisi e disperazione e a presentarsi nelle piazze e in
tv – ci vogliono le une e le altre, in questi casi il web non basta, anche a
costo di farsi mettere in riga da Vespa – come il collettore ideale di ogni
protesta antipartiti, anti Ue, anti larghe intese, anti casta, anti tutto. Però
scelta obbligata.
Impossibile immaginare quali fuochi d’artificio abbiano in
mente i contendenti per le ultime battute prima del voto, e inutile compulsare
sondaggi perché mai come stavolta bisognerà fare i conti anche con l’emotività
del momento. Però qualche riflessione è comunque legittima. Quando tre mesi fa,
forte dell’appoggio del Pd, comunicò al Capo dello Stato il benservito a Letta
e l’intenzione di sostituirlo, Renzi pensava che la sua sfida avrebbe messo in grande difficoltà Grillo. Certo,
meglio sarebbe stato – diceva ai suoi – se fosse stato – diceva ai suoi – se
fosse stato lui e non Bersani a condurre la campagna elettorale per le
politiche 2013, ma tant’è. Allo stesso tempo Renzi s’era anche convinto che,
contenendo Berlusconi, si sarebbe garantito senza tanti problemi l’appoggio
parlamentare necessario per le riforme. E infatti, si diceva, all’inizio s’era
ingrillito un bel po’.
Poi, come s’è visto, le cose non sono andate così. Forza
Italia si è sfarinata, Berlusconi è scivolato lungo una china difficile da
risalire e Grillo sembra il Grillo di sempre. Lasciando intravedere uno
scenario assai intrigato per il dopo elezioni: i 5 Stelle ancora in piedi e un
ex cavaliere rintronato, ma pur sempre determinato in Parlamento. Ecco perché
alla fine Renzi ha deciso di cambiare strategia, imboccare un’altra strada e
spiegare l’importanza di elezioni che, ripete, non servono a marcare una
protesta, ma a dargli forza a proseguire l’azione intrapresa dal governo: un
dopo elezioni caotico e destabilizzante certo non aiuterebbe a risolvere il
contenzioso Italia-Europa. In fondo la stagione Renzi comincia lunedì 26
maggio. Dal semestre europeo, dalle riforme, dalla necessità o meno di andare a
elezioni politiche, dal dopo Napolitano.
Twitter@bmanfellotto
Bruno Manfellotto – L’Espresso – 29 maggio 2014
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