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domenica 18 maggio 2014

Lo Sapevate che: Emozioni Che Ingannano...




Scriveva Kant: “La ragione è un’isola piccolissima nell’oceano dell’irrazionale”

Molta parte della sinistra progressista è convinta che se le masse fossero informate delle malefatte del potere avrebbero occasione di rivedere il proprio consenso. In realtà, la gente non funziona così.
Giorni fa, a una nonna che accompagnava i nipotini in parrocchia, rappresentai le mie perplessità sull’opportunità di far avvicinare i bambini dai preti. La nonna sorrise e mi raccontò che da bambina, qualcosa di sgradito era capitato anche a lei. Malgrado la sua esperienza personale, però, la sua fiducia nei preti rimane immutata. Alle mie richieste di spiegazione, mi accusò di non essere un credente e allora capii che stavo usando un metro diverso dal suo: la ragione.
La mia estraneità alla fede l’assolveva dall’irragionevolezza della sua scelta.
Altro esempio: malgrado le giudiziarie su come vengono truccati gli esiti delle partite di calcio, i tifosi continuano ottusamente a tifare per la loro squadra come se in campo si svolgesse una vera contesa.
Se uno zingaro è sorpreso a rubare, si generalizza e si dice che gli zingari rubano e rapiscono i bambini. Ma se si vendono le partite, la fede nel calcio non crolla.
Le ultime elezioni, infine, hanno dimostrato come, malgrado la massiccia conoscenza delle devianze della classe politica che ha governato il Paese negli ultimi decenni, agli stessi personaggi impresentabili milioni di italiani hanno confermato il consenso.
Questi esempi dimostrano come sia infondata e illusoria la convinzione che la conoscenza apra gli occhi e ridesti la ragione dal sonno dell’inganno.
A quanto pare la massa brama l’inganno, vi si affeziona e non vuole avere la conoscenza della realtà.
Costantino Dilillo

Tutto ciò che coinvolge il mondo emotivo ha una forza decisamente superiore alle regole della ragione. Al mondo ammettere che, come ognuno sa, non sente ragioni, la fede che garantisce un’appartenenza, offre una speranza, una consolazione nel dolore, addirittura una vita oltre la morte.
Nel mondo emotivo affondano le proprie radici il tifo per una squadra, la passione per un partito, persino l’indiscutibilità di un’idea, la fascinazione di un leader carismatico, l’intolleranza per lo straniero, i pre-giudizi (che sono giudizi fatti prima di ragionare) nei confronti degli omosessuali, dei malati di mente, di quanti invocano la pena di morte.
L’umanità si è progressivamente emancipata dal mondo emotivo solo in minima parte e con estrema lentezza. Non avremmo una storia piena di guerre, di soprusi, di congiure e di delitti se la ragione avesse governato la relazione tra i popoli e i conflitti di potere. Il governo della ragione, che Platone in ogni suo scritto sollecita, invitando al controllo delle passioni, è un percorso lentissimo che passa attraverso l’educazione da impartire ai giovani nella prima parte della loro vita, affinchè acquisiscano strumenti per comporre controversie e gestire conflitti con la discussione argomentata invece che con la violenza. Così in Grecia nacque la democrazia, sostenuta dai filosofi, contro retori e sofisti che ottenevano consensi non con la libera discussione dei diversi pareri, ma con espedienti retorici, frasi ad effetto e mozione degli affetti.
Quando la retorica vince sulla democrazia, la ragione perde terreno, e lo spazio lasciato vuoto viene occupato dalle emozioni, che scatenano rabbia e idolatria verso quelle figure carismatiche che sanno raccoglierle e soddisfarle. Parlando alle emozioni le persone carismatiche ottengono un consenso immediato, perché evitano le pratiche della ragione che richiedono competenza, attento esame delle situazioni che, soprattutto in una società complessa come la nostra, sono molto più complicate delle facili soluzioni, a cui in modo acritico, l’emozione, senza mediazioni razionali, immediatamente aderisce.
Le sue opportune osservazioni lasciano facilmente capire come l’apparato emozionale, e non quello razionale, governi ancora il nostro modo di vivere e, mi permetta anche di dire, di fare politica. Ma perché la ragione possa avere il primato sull’emozione occorre scuola, istruzione, educazione, cultura, informazione, tutte cose che richiedono tempi lunghi, e che, quando sono trascurate, preparano il declino, spesso irreversibile, di una nazione.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 20 aprile 2013

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