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martedì 27 maggio 2014

Lo Sapevate Che: Se è Amore, Sconvolge la Vita...



Comunque si presenti, chiede l’innocenza del bambino che si apre al mondo senza difese, per svelarci ciò che non sapevamo di essere. Per questo, come scrive il teologo ortodosso Christos Yannaras, “è il solo reale superamento della morte”

L’amore è la più affascinante e misteriosa particella del caos umano. La sorpresa avviene quando, voltando l’angolo, il nostro corpo si scontra con quello di qualcun altro che non ci lascia affatto indifferenti. E l’urto diventa uno schiaffo che ci sospende dalla realtà. Questo è ciò con cui ho avuto la fortuna di scontrami un po’ di volte nella mia vita, e l’ultima per me è stata davvero sorprendente. La perfetta complicità di una lunga amicizia fatta fi confidenze e tenere carezze si è coronata con l’incontro dei corpi. E l’idillio si è scatenato. Ma dopo cìè sempre la realtà, che è tanto più tranciante quanto più è “folle” l’amore. So e sento di essere amata molto, ma platonicamente e non fisicamente,  perché né io né lui possiamo trascurare la sua omosessualità. Esistono quindi gli amori davvero impossibili?
Anonima 77

Ho vissuto le mie relazioni in modo controllato, non svelando mai completamente il mio essere. Ho portato avanti immagini di me che io stessa, per convenienza o opportunità avevo creato. Non mi sono mai legata completamente perché non potevo immaginare di essere ferita, colpita nel profondo. La consapevolezza del male che avrei potuto ricevere mi ha spinto ad accontentarmi di un affetto filtrato dalle maschere di donna forte e indipendente.
Recentemente sono stata intercettata e svelata da un uomo che mi ha fatto assaporare un modo di vivere, innanzitutto me stessa, che non immaginavo possibile. Entrambi non liberi, mi ha chiesto di aspettare, e ora mi chiedo: ha senso? Oppure devo credere che per davvero, come lei dice, “ci innamoriamo solo di chi intercetta l’altra parte di noi stessi e quindi ci svela”?
M.P.

Quando incontriamo l’amore non racchiudiamolo nei contatti fisici, non tratteniamolo nelle nostre difese, e neppure affoghiamolo nelle turbolenze dei nostri sentimenti. L’amore, comunque si presenti, apre un mondo: il mondo della vita ben diverso dalla semplice sopravvivenza. Ma per questo non dobbiamo leggere l’amore a partire dal nostro desiderio, che è troppo angusto per essere all’altezza. Non possiamo attenderlo nelle modalità che ci siamo costruiti a partire dalla nostra educazione, dai nostri principi, dal concetto che abbiamo di noi, dalla letteratura che abbiamo frequentato, dall’esperienza che abbiamo maturato.
L’amore ci chiede innocenza. Quella del bambino che si apre al mondo. Perché il dono che ci fa amore, non è la persona che ce lo suscita, ma il mondo che, attraverso quella persona, si dischiude ai nostri occhi. Un mondo mai visto perché le nostre difese, in quell’occasione, sono cadute. E, con le difese, anche i nostri modi, lussuriosi o pudichi, di concepire l’amore.
Vertigine del pensiero che si trova tra pensieri mai pensati, tonalità affettiva per le cose di tutti i giorni che, per consuetudine, prima ci erano indifferenti, luminosità dello sguardo che si è aperto in modo del tutto nuovo sul mondo, parole nuove rispetto a quelle abituali che prima dicevamo e sentivamo. La nostra anima, come effetto di ogni incontro d’amore, ci cede il suo segreto e ci fa conoscere quel mondo sconosciuto che noi siamo e, fino ad allora, ignoravamo. Questo è l’amore, e non l’altro che ci ama o non ci ama come vorremmo  che lui ci amasse. Perché quando le nostre attese pregiudicano l’amore, già abbiamo perso l’innocenza, e con essa la chiave che ci porta alla scoperta di tutte le nostre parti segrete che, con l’avanzare degli anni, rischiano di morire senza essere mai nate.
Ma per accedere ai doni dell’amore dobbiamo in qualche modo mettere da parte i nostro io e la nostra abituale visione del mondo, perché l’altra parte di noi stessi possa emergere, sorprenderci e sconvolgerci. Amore infatti non è una cosa tranquilla, delicata, gentile, comprensiva, rispettosa, e tanto meno suggello di fede eterna, che è un desiderio troppo rassicurante per il lavoro che amore compie quando, bruscamente, ci sveglia dalla consuetudine monotona della nostra esistenza, dall’immagine ben strutturata della nostra identità, dai nostri desideri che cercavano appagamento quando invece amore è sconvolgimento.
Solo se comprendiamo queste cose ci portiamo all’altezza dell’amore che una sola cosa vuole: che la nostra vita non prosegua più nel binario stanco sul quale le nostre difese, e allo stesso modo, le nostre attese lo avevano incanalato, sotto il regime del nostro io che si difendeva dall’altra parte di noi stessi che pure invocava di vivere.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica 24 maggio 2014

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