L’accesso a internet è
uguale per tutti. Ma norme ora in discussione potrebbero autorizzare privilegi
La rete è in allarme. Europa, Stati Uniti e Brasile stanno
facendo leggi che potrebbero intaccare la sua “neutralità”. Finora la
caratteristica del web è stata appunto quella di essere “neutrale”: gli
operatori telefonici, che ci danno l’accesso a internet, trattano tutti i
servizi allo stesso modo. Non capita, per esempio, che accelerino a proprio
piacimento la posta fornita a un’azienda loro partner e rallentino invece il
servizio di film online offerto da un concorrente. Se lo facessero
probabilmente andrebbero incontro a rivolte degli utenti e a sanzioni delle
istituzioni antitrust. Ma non esistono norme certe e la gestione della rete si
è basata, finora, sull’autoregolamentazione. Adesso, però, in molti pensano
questo non sia più sufficiente e vogliono mettere le regole nero su bianco.
E’ una grande battaglia perché in gioco ci sono forti
interessi. Da una parte, gli operatori telefonici americani ed europei che
vorrebbero avere mano più libera sulle proprie reti e poter fare accordi con
fornitori di servizi per farli viaggiare su una corsia preferenziale.
Dall’altra, ci sono associazioni per i diritti dei consumatori e attivisti per
la neutralità della rete che, al contrario, vogliono regole precise a sua
tutela. Il risultato di questo scontro è il caos. E si sta andando verso una
situazione in cui le diverse aree del mondo avranno diversi modi di gestire il funzionamento
di internet. Il Brasile, per esempio, meno di un mese fa ha redatto la prima
“Costituzione” di internet (il Marco Civil), una carta di diritti per gli
utenti che, tra le altre cose, vieta agli operatori di fare discriminazioni sul
traffico.
In Europa, una legge appena passata in Parlamento (e che a
giugno andrà in Consiglio) consente accordi tra operatori e fornitori di
servizi, ma mette così tanti paletti che probabilmente di accordi non se ne
faranno. Francia e Regno Unito premono però perché in sede di Consiglio quei
paletti vengano alleggeriti.
Infine gli Stati Uniti: stanno per varare regole sulla
neutralità della rete che, secondo gli attivisti per la neutralità della rete,
daranno invece carta bianca (o quasi) ad accordi tra operatori e fornitori di
servizi. “Senza neutralità della rete, i futuri servizi di internet dovranno
passare da accordi con operatori per potersi imporre sul mercato. Sarebbe la
fine dell’innovazione libera e dal basso” dice Juan Carlos de Martin, docente
del Politecnico di Torino. Secondo altri, però, questi accorgimenti
permetteranno la nascita di servizi innovativi (che hanno bisogno di corsie
preferenziali) e daranno nuove fonti di ricavo agli operatori, che potranno
investirli per potenziare le reti a banda larga. La pensano così Andrea Rangone
(Politecnico di Milano) e Francesco Vatalaro (Roma Tor Vergata). “ La questione
è tanto importante” dice Antonio Preto, commissario dell’Autorità garante delle
comunicazioni, “che non può essere trattata a livello di singoli Stati.
Andrebbe affrontata in sede globale”.
Alessandro Longo – Venerdì di Repubblica – 24 maggio 2014 -
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