Dimmi che l’uso non
diventa abuso
Corpo di stato, corpo di polizia, corpi purchessia, dimmi
della forza tua, di quella dell’ordine, quella bella, quella bruta. Dimmi
dell’implacabile, dell’inviolabile, dell’uso del suo abuso, del cuore che batte
nel suo rispetto, della paura che sente chi ha paura e sfoga la sua su quella
degli altri, violati anche se prima magari forsennati. Dimmi che sai che non
siete tutti uguali, non siete tutti letali, che sai che i precisi ai violenti
non sono in tanti, ma li schiacciano, anche con il loro corpo-rativismo, con la
difesa categorica della categoria, dimmi che quella prepotenza non è né la mia
né la tua, fammi vedere cosa serve difendere chi è come te, anche se non è come
te, dimmi quanto costa appartenere solo alla specie umana, alla razza identica
e indivisa, non solo a quella divisa. Dimmi che sai come fare la differenza
prima che venga sepolta dalla totale diffidenza, dimmi che sai fare altrimenti,
altrimenti qui va tutto a finire: va a finire che non si cambia mai, e il mai
va cambiato prima che cambi noi.
Alessandro Bergonzoni – Venerdì di Repubblica – 16 maggio
2014 -
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