Chi è Frigerio
E chi lo protegge
Come Primo Greganti
anche il “professore” era stato condannato per le tangenti di venti anni fa.
Eppure i due hanno continuato nella loro opera. Perché il nostro paese è ancora
dominato dai compromessi occulti e dal ricatto
No, non è la “nuova Tangentopoli”. E’ ancora quella vecchia,
almeno a giudicare dai protagonisti, quasi tutti i clienti storici di Mani
Pulite. Come l’ex Dc Gianstefano Frigerio e l’ex Pds Primo Greganti, tre
arresti e tre condanne a testa. Tangentari di larghe intese, secondo i giudici.
Perché, in piena terza età, seguitavano a trafficare negli appalti pubblici?
Nel 1997, quando nacque la Bicamerale, primo inciucio
ufficiale destra-sinistra della Seconda Repubblica, Gherardo Colombo spiegò a
Giuseppe D’Avanzo sul “Corriere della Sera”: “Il compromesso in Italia è stato
sempre opaco e occulto…L’Italia la si può raccontare a partire da una
parola:ricatto. Del sistema della corruzione…abbiamo appena inciso la
superficie della crosta. Chi non è stato toccato dalla magistratura e ha
scheletri nell’armadio si sente non protetto, debole perché ricattabile. La
società del ricatto trova la sua forza su ciò che non è stato scoperto”.
Quanti Segreti
Custodiscono Frigerio,
che pure confessò le accuse più evidenti e Greganti, che finse sempre di rubare
per sé anziché per il partito (peraltro mai creduto dai giudici)? La biografia
di Frigerio parla per molte altre. Classe 1939, laureato in Lettere dunque
detto “il Professore”, nel 1974 diventa segretario provinciale a Milano e
nell’87 regionale. Il 7 maggio ’92 è fra i primi politici arrestati per
Tangentopoli, su richiesta di Antonio Di Pietro. Il pool Mani Pulite lo
interroga più volte. Lui lamenta sempre dolori lancinanti agli occhi, protetti
da occhiali spessi con fondi di bottiglia, a causa di improvvisi sbalzi di
pressione che si manifestano regolarmente in Procura. Un giorno Di Pietro
sbotta: “Ma quando le contava le tangenti gli occhi non le facevano male, anzi
ci vedeva benissimo!”. Frigerio è la smentita vivente al teorema berlusconiano
della persecuzione giudiziaria anti-Fininvest solo dopo la discesa in campo del
’94 accusa Paolo Berlusconi di aver versato 150 milioni alla Dc per la discarica di Edilnord a Cerro
Maggiore. Nel ’94 è tra i fondatori di Forza Italia, ma da dietro le quinte, e
collabora con “il Giornale” dopo la cacciata di Montanelli. Colleziona tre
arresti, varie prescrizioni e tre condanne definitive: 3 anni e 9 mesi per
corruzione e concussione, 1 anno e 4 mesi per finanziamento illecito e
ricettazione. Perciò il Caimano lo tiene nascosto. Fino al 2001, quando il
Professore ha ormai argomenti molto persuasivi per farsi candidare alla Camera.
Non a Milano, dove lo conoscono tutti. Ma in Puglia, in quota proporzionale,
col nome cambiato in Carlo per non dare nell’occhio.
Lo Scopre Casualmente Di Pietro, che denuncia lo scandalo
(all’epoca i pregiudicati in lista erano uno scandalo anche in Italia).
Puntualmente eletto, Frigerio non fa in tempo a metter piede a Montecitorio
perché raggiunto da un mandato di cattura per scontare la pena di 6 anni e 8
mesi. Ma non entra neppure in galera: s’è fatto ricoverare per tempo al San
Raffaele per il solito problema agli occhi. Piantonato in ospedale per mesi,
ottiene il ricalcolo della pena appena sotto i 3 anni. Così il giudice di
sorveglianza lo affida ai servizi sociali, indicando incredibilmente la
politica come “attività socialmente utile”. Ma senza l’onorevole: forse per
evitare brutti incontri, l’onorevole condannato potrà frequentare la Camera
solo quattro giorni al mese. Sarebbe pure interdetto dai pubblici uffici per
cinque anni, ma i colleghi se la prendono comoda ed evitano di cacciarlo. Così
l’abusivo continua a intascare l’indennità al posto di un altro. Tre anni dopo
la Giunta delle elezioni decreta: “l’esito positivo del periodo di prova
estingue pena e interdizione”. Uscito dal Parlamento senza passare dal carcere,
Frigerio scrive libri prefati dall’amico Silvio, lavora all’Ufficio studi del
partito e al gruppo di Bruxelles, e apre un presunto centro culturale dedicato
all’incolpevole Tommaso Moro. Intanto traffica per gli appalti Expo.
L’altro giorno, quand’è finito in gattabuia per la quarta
volta, nemmeno in Forza Italia hanno osato commentare: “Chi l’avrebbe mai
detto, una così brava persona”.
Marco Travaglio – L’Espresso – 22 maggio 2014
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