Con quel gene sei
fritto
Mangiare cibi fritti non fa bene a nessuno. Ma a qualcuno fa
peggio che ad altri, perché il loro effetto sui geni legati all’obesità
potenzia quello sul peso.
La relazione tra consumo regolare di alimenti fritti, corredo
genetico e peso non è mai stata studiata nel dettaglio, per questo i
ricercatori della Harvard Medical School hanno scandagliato i dati clinici e le
abitudini alimentari di oltre 57 mila persone, e hanno dimostrato sul “British
Medical Journal£ che il nesso c’è, e si vede. Se infatti si confronta l’effetto
dell’assunzione dei fritti su diverse persone classificate in base al rischio
genetico di obesità (32 le varianti di geni associate a una maggiore tendenza
ad accumulare grasso), si vede che tra persone con un rischio genetico più
alto, coloro che mangiano fritti 4 o più volte alla settimana sono più grassi
di coloro che lo fanno meno di una volta la settimana. Ma se si va a vedere che
cosa succede in chi ha un minore rischio genetico, si scopre che gli
appassionati di patatine ingrassano molto meno.
In altre parole, chi ha una minore predisposizione genetica
all’obesità tende ad accumulare meno grasso anche se mangia molto spesso
alimenti fritti. E la tendenza a ingrassare attribuibile ai geni può essere
condizionata anche dal consumo di fritti. L’informazione è importante
soprattutto per chi cerca di contrastare la tendenza all’obesità e ha uno dei
32 assetti di geni che non lo aiutano nella sua lotta quotidiana ai chili di
troppo; nel dubbio, comunque, anche non sapendo che tipi di geni si hanno,
meglio evitare gli alimenti fritti.
Agnese Codignola – L’Espresso – 15 maggio 2014 -
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